Il ministro della Giustizia Paola Severino ha mandato la bozza del ddl sulla riforma della giustizia ai rappresentanti dei partiti di maggioranza che dovranno esprimere il loro parere. Il ddl è costituito da un articolo 1 fatto da 36 commi che riscrivono le norme in materia di intercettazioni. Ma per quanto riguarda i punti più discussi, e cioè il divieto di pubblicazione e le intercettazioni ambientali, secondo il ministro della Giustizia si deve tornare «alle norme attualmente vigenti» (articoli 114 e 266 del Codice di procedura penale).
Nell’invio della bozza il Guardasigilli ha ricordato che tutti i partiti hanno concordato sui seguenti principi:
1) mantenimento della versione del testo approvato dalla commissione Giustizia della Camera a luglio 2010. Il testo Bongiorno era stato giudicato troppo morbido dall’allora premier Berlusconi e portò alle dimissioni dello stesso relatore Giulia Bongiorno;
2) sostituzione della figura del tribunale collegiale con quelle del Gip e del Gup per i provvedimenti autorizzatori. Quindi, secondo la Severino non dovranno più essere i Tribunali collegiali ad autorizzare le intercettazioni. Si cancella così il testo Bongiorno-Alfano su questo punto;
3) mantenimento degli articoli 114 e 266 del Codice di procedura penale nella versione vigente per quanto riguarda i divieti.
Questo impianto sarebbe il punto «di compromesso» più alto possibile tra le varie istanze. Perché il Pdl ha chiesto con insistenza «una stretta» sulla materia, mentre alcune osservazioni critiche sono avvenute da parte del Pd in relazione ai tabulati. Se passerà questa impostazione la nuova disciplina non riguarderà solo le intercettazioni telefoniche, ma le stesse norme si applicheranno a tutte le trasmissioni telematiche e a tutti i supporti informatici. Abolendo i tribunali collegiali per autorizzare le intercettazioni, il testo accoglie le obiezioni della magistratura sull’inapplicabilità della novità che si voleva introdurre.
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