“Gentile Direttore,qualche giorno fa, Marcello Veneziani, spesso provocatorio ma mai al di sopra delle righe, mi ha sorpreso per un articolo nel quale l’attacco personale si somma alle pur lecite critiche; e dovendo rispondere alla mia proposta di dedicare una rete pubblica alla cultura e alla qualità, di fatto più che motivare le sue idee e dare conto delle sue ragioni, mi oppone un semplice rifiuto condendolo con una prosa che vorrebbe essere ironica e non lo è.
Eppure la proposta che ho articolato credo sia importante: chiedere ai vertici della Rai di svincolare una rete dal sistema di rilevazione dell’auditel e dalla pubblicità, come tra l’altro è stato deciso in Francia dal presidente Sarkozy, permetterebbe di difendere la nostra identità culturale dove essa è più vilipesa. Certo, so bene che la pubblicità domina il mercato televisivo e impone le sue leggi, che spesso tende a ridurre l’individuo a consumatore senza ideali, idee e principi. Ma a maggior ragione, la mia proposta è un tentativo di risalire la china che ha ridotto la cultura (televisiva) a ben poca cosa.
Un canale veramente libero, culturalmente indipendente, ritengo che aumenterebbe la possibilità dei giovani, delle generazioni emergenti di formarsi senza fare propria una filosofia negativa della vita che contribuisce al declino dell’Europa di fronte alla esplosiva espansione economica e demografica di altri continenti. E poi, alla fine, la televisione pubblica non deve forse occuparsi del futuro del nostro paese?
Infine un rilievo personale:conosco bene la battaglia che Marcello Veneziani ha fatto al tempo del suo incarico ai vertici della Rai e comprendo anche la sua frustrazione per essere stato lasciato solo. E ricordo anche l’insuccesso di una rete, come Rai Futura, rimasta per svariati motivi solo un bei progetto. Forse i tempi non erano maturi. Ora con l’arrivo del digitale, con la competizione sempre più pressante del satellite, ipotizzare un nuovo corso perla Rai non è solo auspicabile ma doveroso.
Quanto poi alle ingenerose osservazioni di Veneziani sul mio supposto tentativo di compiacere i salotti della sinistra lanciando la mia proposta dalle colonne di Repubblica, ho risposto su Repubblica, perché il dibattito era stato lanciato da Baricco proprio su quel quotidiano con un intervento che almeno aveva il pregio di non contenere pregiudizi ideologici e che sovvertiva le tradizionali posizioni della sinistra in merito alla cultura. Sono convinto che la sinistra viva un grave momento di crisi che è innanzitutto crisi culturale. Cercare un dialogo con le poche forze rimaste non significa compiacere gli avversari, semmai provare a costruire un dialogo proficuo per il Paese. (SANDRO BONDI, Ministro della Cultura)
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