A Joe Biden non è piaciuta affatto la scelta di Mark Zuckerberg di porre fine ai controlli dei fact checkers su Meta. Il presidente uscente, nei mesi scorsi, era già finito sotto il tiro proprio del fondatore e Ceo di Menlo Park che lo aveva accusato di aver fatto pressioni, almeno come Casa Bianca, per quanto riguarda le notizie inerenti al Covid e alle disavventure e gli scandali del figlio del presidente uscente, Hunter. “L’idea che i miliardari possano dire che da questo momento non dobbiamo controllare nulla penso sia vergognoso”, ha spiegato Joe Biden deplorando “l’idea di allontanarsi dai fact checkers”. Che, occorre dirla tutta, negli ultimi anni non è che abbiano sempre inanellato belle figure. Non è finita qui. Anzi. Perché Joe Biden ha definito “vergognosa” la scelta e ha aggiunto: “È completamente contrario a tutto ciò che è l’America – ha agguinto – vogliamo dire la verità. L’abbiamo sempre fatto nella nostra nazione. Vogliamo dire la verità. E l’idea che, sapete, un miliardario possa comprare qualcosa e dire, a proposito, da questo punto in poi, non faremo più verifiche sui fatti. E sapete, quando hai milioni di persone che leggono, vanno online, leggono queste cose, lo è. Comunque, penso che sia, davvero vergognoso”.
La questione è tutta politica e, in fondo, della verità interessa poco a tutte le parti in causa. Zuckerberg, che negli anni s’è abbracciato la croce dei dem, ha bisogno di ricostruire un rapporto con Donald Trump che ha annunciato investimenti digitali da cui Meta non può restare fuori. Inoltre c’è un grave problema per la galassia Meta che è quello del calo degli utenti che ormai da anni affligge Facebook proprio a causa dell’invadenza dei controlli e delle scelte dell’algoritmo e dei suoi manovratori che, spesso e volentieri, hanno preso di mira giornali e sono costati posti di lavoro. A Biden e ai dem non può far piacere il perdere uno strumento così potente.