Il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, si è dimesso. La conferma, dopo le indiscrezioni che si sono susseguite negli ultimi giorni, è arrivata con una nota del gruppo. La riunione del consiglio di amministrazione è andata avanti con la conduzione del vice presidente, Aldo Minucci. “Il consiglio – si legge nella nota – ha espresso i suoi vivi ringraziamenti a Franco Bernabè per il grande impegno e l’elevato apporto manageriale profuso in questi anni alla guida della società”. Le deleghe e le attribuzioni organizzative di Bernabè sono state provvisoriamente attribuite all’amministratore delegato Marco Patuano. Avviate le procedure per l’individuazione del nuovo presidente. Bernabè – precisa la nota – si qualificava come consigliere esecutivo non indipendente, era presidente del comitato esecutivo e possiede 468 mila azioni ordinarie (di cui 18mila indirettamente) e 480mila azioni di risparmio (di cui 30mila indirettamente) di Telecom Italia. Le sue dimissioni costano all’azienda 6,6 milioni di euro (3,7 milioni a titolo di trattamento economico quale il manager avrebbe percepito fino alla scadenza naturale del suo manadato e gli altri 2,9 milioni a fronte di una accordo di non concorrenza per 12 mesi). La decisione di Bernabè di lasciare Telecom è comunque legata alla scelta di non procedere all’aumento di capitale di Telecom e giunge a pochi giorni dalla riorganizzazione della controllante Telco, dove sono passati in maggioranza gli spagnoli di Telefonica. “Ho deciso di fare un passo indietro – ha detto Bernabè – perché in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell’azienda e l’impossibilità di giungere a una soluzione condivisa”. “Non c’è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio che è, prima di tutto, un patrimonio della collettività”, ha scritto in una lettera ai dipendenti. Al consiglio di amministrazione hanno partecipato tutti i consiglieri, compresi Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, e il rappresentante di Telefonica, Julio Linares, e Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. Il finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar ha seguito i lavori del board in videoconferenza da Parigi. I lavori del consiglio si sono svolti in “clima assolutamente tranquillo”, ha tenuto a sottolineare il neo presidente designato, Minucci. E con la nota conclusiva è stato reso noto che tutte le deleghe andranno all’amministratore delegato Marco Patuano. Al vice presidente Minucci è stata invece affidata la gestione del cda che ha avviato il processo per l’individuazione del nuovo presidente. Per quanto concerne la sostituzione di Elio Catania, come da raccomandazione del comitato per le nomine e remunerazione il consiglio di amministrazione, è stato cooptato Angelo Provasoli.
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