Dall’ambasciata ecuadoregna a Londra arriva un importante sostegno per Beppe Grillo nella sua battaglia alla stampa italiana. Queste le parole di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, da sei anni rifugiato nell’ambasciata sudamericana con un’accusa pendente di violenza sessuale: “Voi del M5S avete fatto una grande impresa sbaragliando la stampa corrotta grazie alla guida di Beppe”. E ancora: “Le menzogne pubblicate dalla stampa conducono a guerre. Credo che ogni giornalista sia responsabile di 10 morti”. Pronta è arrivata la replica del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha definito “farneticanti e ossessive” le parole di Assange. Quelli di Giancarlo Siani e Walter Tobagi sono solo due dei nomi fatti da Orlando per ricordare i giornalisti che hanno dato la vita per raccontare la verità. Per Orlando “il rispetto per il dolore delle vittime della violenza è qualcosa che non può essere sacrificato per la politica”.
Quella tra Assange e il Movimento è un rapporto ormai consolidato. Nel 2013 una delegazione di pentastellati volò a Londra per incontrare l’attivista australiano e ribadire il loro apprezzamento per la battaglia portata avanti da quest’ultimo nel nome della trasparenza. Nello stesso anno Assange usò parole al miele nei confronti di Grillo, definendolo indispensabile per la sopravvivenza del Movimento 5 Stelle. Di recente i parlamentari del Movimento hanno interpellato la Commissione Europea per chiedere un migliore trattamento nei confronti del fondatore di Wikileaks. Il passato induce a pensare, perciò, che le forti dichiarazioni di Assange siano semplicemente un’altra delle manifestazioni di una conclamata alleanza. Francamente ergere Beppe Grillo a paladino della libertà di informazione in Italia è un’azione molto forzata. Il modo con cui gestisce il suo blog, pieno di commenti censurati, dovrebbe far riflettere. Esagerata è anche la dichiarazione sul presunto ruolo della stampa nell’alimentazione di conflitti bellici. La censura è presente, ma a diversi livelli nel mondo. L’Italia è un paese parzialmente libero. Si potrebbe fare di più, ma allo stato attuale c’è ancora un giornalismo indipendente che punta ad una reale libertà di informazione.
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