Nelle ultime ore si è consumato un nuovo capitolo della battaglia tra Beppe Grillo e la stampa italiana. L’ex comico e leader del M5S ha invocato la nascita di un tribunale popolare con il compito di giudicare la veridicità delle notizie diffuse da giornali e tv. Della giuria dovrebbero far parte cittadini scelti a caso, chiamati a giudicare l’operato delle testate. Grillo ha bollato i media italiani come “fabbricatori di false notizie”. All’invettiva ha risposto Enrico Mentana, direttore del Tg La7, che ha ritenuto l’offesa dell’ex comico come non sanabile per tutti i lavoratori del notiziario da lui curato. In seguito Grillo ha smorzato i toni della polemica, rivolgendosi direttamente a Mentana. L’attacco generale ai media italiani sarebbe stato fatto per motivi di par condicio. A seguito della parziale rettifica anche il direttore di La7 ha deposto le armi, ritenendo il passo indietro di Grillo sufficiente per abbandonare l’idea di portare l’ex comico in tribunale.
L’iniziativa di Grillo è una risposta per le rime alla proposta lanciata qualche giorno fa dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella. Quest’ultimo ha ipotizzato la nascita di una rete di organismi indipendenti, facenti capo all’Europa, finalizzata alla verifica delle bufale circolanti sul web. Grillo, noto difensore del web, si è sentito chiamato in causa e ha difeso l’indipendenza della rete. La proposta di Pitruzzella è difficilmente condivisibile. La Rete è per natura un Far West e ogni tentativo di regolamentarla non può che essere affine alla censura. La diffusione del populismo, citata da Pitruzzella, non è figlia di cattiva informazione sul web, ma degli errori della politica a livello nazionale e comunitario. Non si può monitorare il flusso di notizie nella Rete semplicemente per avvicinare la gente alla politica. Lo stesso si può dire per quella di Grillo. Come ricordato dall’Ordine dei giornalisti, esiste già un ordinamento giudiziario che tutela chi si ritiene danneggiato dagli organi di informazione. L’istituzione di un tribunale popolare è un’idea anacronistica e vagamente inquietante. Forse sarebbe il caso di considerarla per ciò che è, una sparata priva di fondamento, anziché scrivere titoloni per sottolineare la sua portata distruttiva.
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