“Il Blog beppegrillo.it è una comunità online di lettori, scrittori e attivisti a cui io ho dato vita e che ospita sia i miei interventi sia quelli di altre persone che gratuitamente offrono contributi per il Blog. Il pezzo oggetto della querela del Pd era un post non firmato, perciò non direttamente riconducibile al sottoscritto. I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce”. Questa la risposta di Beppe Grillo al membro del Pd Francesco Bonifazi, che ha accusato l’ex comico di aver diffamato il Partito Democratico per una vicenda riguardante un’inchiesta del 2016 sul petrolio in Basilicata.
“Il leader dei 5 Stelle non è responsabile, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del Blog, né degli account Twitter, né dei Tweet e non ha alcun potere di direzione né di controllo sul Blog, né sugli account Twitter, né sui tweet e tanto meno su ciò che ivi viene postato” E’ quanto si legge in una memoria difensiva presentata dagli avvocati di Grillo. Quindi la responsabilità per post dal contenuto diffamatorio non sarebbe di Grillo. Tutto vero, perché il proprietario del dominio beppegrillo.it è Emanuele Bottaro, ex presidente di un’associazione di consumatori. Bottaro ha raccontato di contribuire in tal modo alla vita politica del Movimento, senza avere altri accordi di tipo economico o legale. Ha anche addotto l’amicizia con Beppe Grillo come ragione per una collaborazione ormai ventennale. Nel 2012 Bottaro è finito a processo a Modena per un caso di diffamazione e in quel caso è stato difeso da Enrico Grillo, avvocato penalista nipote del leader pentastellato. Il titolare dei diritti d’autore sulla pagina risulta essere la Casaleggio Associati, ma ciò non incide molto in termini di imputabilità giuridica. Altre complicazioni sorgono in relazione alla policy sulla privacy: titolare del trattamento è Beppe Grillo, ma ad esserne responsabile è la Casaleggio Associati s.r.l. con sede in Milano, Via Morone, n.6. Si ha perciò una serie di contitolarità che non aiutano a risolvere l’ingarbugliata matassa. A tal proposito la stampa ha parlato di “scatole cinesi” .
La questione ha scatenato un ampio dibattito giuridico. L’avvocato Bruno Del Vecchio, legale presso l’Associazione Stampa Romana, ha affermato che, poiché non esiste una dettagliata normativa sui blog, questi ultimi non si possono equiparare a testate giornalistiche. Non ci sarebbero perciò direttori responsabili cui imputare post potenzialmente diffamatori. Sulla stessa lunghezza d’onda l’avvocato specializzato in diritto della Rete, Caterina Malavenda, che all’Huff Post ha chiarito che il responsabile dei contenuti di un blog è il gestore, che tuttavia non ha l’obbligo di un controllo preventivo sui post che potrebbero rivelarsi diffamatori. Perciò, per la legale, la responsabilità sarebbe di chi immette in rete i messaggi. La responsabilità del gestore scatterebbe se e solo se, informato della rilevanza penale di un post, si rifiutasse di rimuoverlo.