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BEAUTY CONTEST: PRO E CONTRO DELL’ASTA LOW COST

Beauty contest o asta? Il Governo sembra aver scelto una commistione delle due procedure per l’assegnazione dei sei multiplex da destinare al settore audiovisivo. La pausa fissata da Corrado Passera per riflettere sulla sorte del beauty contest scade il 20 Aprile, ma il Ministro sembra orientato a indire un’asta a prezzi stracciati. Una soluzione compromissoria che in apparenza favorisce la competitività tra gli operatori sul mercato, ma in realtà permette ai grandi broadcasters (Rai, Mediaset, TI Media) di ottenere le frequenze senza grossi investimenti. L’asta si differenzia principalmente dal beauty contest per l’enfasi che pone sul prezzo del bene in oggetto. Una gara a basso costo sarebbe un contentino per i partiti che si erano opposti al beauty contest, ma genererebbe introiti assai più scarsi di quelli di una normale asta. E di conseguenza, in un momento di forte crisi, non si acquisirebbero potenziali risorse da destinare a fini di utilità sociale. D’altronde, i numeri parlano chiaro: l’asta per gli operatori mobili ha portato 4 miliardi nelle casse dello Stato, quasi la metà di quello che avrebbe potuto fruttare una gara per le frequenze radiotelevisive.
In ogni caso, se le intenzioni del Governo dovessero concretizzarsi, toccherebbe all’Agcom mettere a punto il nuovo sistema di assegnazione. La questione è resa particolarmente complicata dalla crescente importanza delle telco, alle quali l’Esecutivo potrebbe assegnare un multiplex per gestire il continuo aumento di dati, e dalla instabilità della stessa Autorità, il cui mandato scade a fine maggio. Per queste ragioni si era parlato di un’ulteriore proroga allo scopo di ridefinire l’attuale normativa, ma il Governo sembrerebbe aver deciso di evitare altri tentennamenti in materia. E allora la palla passa all’Autorità, che dovrà tenere conto del limite temporale imposto dall’UE: entro il 2015, alcuni dei canali in gioco dovranno essere liberati per lo sviluppo della banda larga mobile.
Al momento, solo tre dei sei multiplex sono pronti per essere utilizzati (i canali 54, 55 e 58). Gli altri tre (i canali 6, 23 e 28) sono soggetti a vincoli elettromagnetici che ne ostacolano il pieno sfruttamento. Il Governo sta pensando di distribuire in modo differente i primi tre canali, a seconda che se li aggiudichi una telco o un’emittente televisiva. Nel primo caso si avrebbe una concessione ventennale delle frequenze, nel secondo caso la licenza scadrebbe nel 2015, in ottemperanza agli accordi presi con l’Unione Europea. Per i canali più svantaggiosi, invece, anche le TV potrebbero ottenere una concessione ventennale. Si tratta di una soluzione favorevole agli operatori mobili, ma che potrebbe scoraggiare gli investimenti da parte delle televisioni. D’altra parte, se si deciderà per un’asta low cost, i colossi del settore non avranno bisogno di spendere grosse cifre per aggiudicarsi le licenze. D questo punto di vista, l’asta a prezzi stracciati sarebbe assolutamente ragionevole, perché l’irrisorietà dei prezzi spingerebbe le emittenti televisive ad acquisire frequenze “ a breve scadenza”, poco appetibili in una gara realmente competitiva.
Giuseppe Liucci

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