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BEAUTY CONTEST: L’ASTA FREQUENZE FRUTTEREBBE 16 MILIARDI

Cresce l’idea di sospendere l’assegnazione gratuita di sei frequenze televisive nazionali. Diversi partiti, Pd e Idv in testa, premono per arrivare a una gara al miglior offerente. Che il tema sia al centro della scena politica lo dimostra la presa di posizione di Silvio Berlusconi il quale ieri ha detto che se ci fosse da fare una gara sulle frequenze potrebbe essere disertata da molti. L’uscita di Sky dalla procedura e i ricorsi al Tar di Rai e Telecom Italia Media, che saranno discussi il 13 dicembre, denunciano l’iniquità di riservare le migliori frequenze ai più forti (c’è chi propone di darle invece alle tv locali), mentre i nuovi entranti sono relegati all’angolo.
Quante risorse darebbe un’asta? 116 miliardi di cui si è parlato non sono un numero campato per aria ma il valore delle frequenze utilizzate dalla tv secondo l’asta per la banda larga mobile. Le frequenze valgono a seconda di chi le usa. Per gli operatori telefonici, dopo un’asta che ha fruttato 3,9 miliardi, valgono 400 milioni a canale. Quelli televisivi sono 40: ecco i 16 miliardi. Le sei frequenze delle quali è in corso l’assegnazione attraverso il beauty contest valgono 2,4 miliardi per la banda larga mobile.
A febbraio la conferenza mondiale dell’Itu a Ginevra inserirà nell’agenda della Conferenza 2015 la Decisione comune europea di destinare alla banda larga mobile un’altra parte di frequenze tv. La televisione, però, ha un valore per le società e le culture nazionali che va al di là di quello delle frequenze. Il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato tre miliardi di dollari a favore degli operatori tv che si dovranno trasferire dalle frequenze che saranno messe all’asta per ricavarne almeno 40 miliardi di dollari.
L’asta è lo strumento migliore per valutare il valore di una frequenza, ma il costo elevato dei diritti televisivi e il calo dei ricavi pubblicitari fanno sì che un’asta destinata alle tv fornirebbe introiti ben inferiori rispetto alla banda larga mobile. A meno di non “aprire” il mercato. Al beauty contest non ha partecipato un solo operatore non presente sul nostro mercato. Il “concorso” è riservato all’anomalia italiana dell’operatore verticalmente integrato, che possiede rete e contenuti. La fusione Dmt-Mediaset, all’esame dell’Antitrust, aumenta il livello di concentrazione. All’estero ci sono operatori di rete monopolisti, mai però collegati agli editori.
Una gara aperta ad operatori di rete “puri” può far investire in Italia colossi come la francese Tdfo la britannica Arqiva, ponendo regole ferree per non distorcere la competizione sui contenuti. In Francia l’Autorità di settore decide come usare la capacità trasmissiva.

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