BEAUTY CONTEST A RISCHIO: IL GOVERNO MONTI POTREBBE FARSI PAGARE LE FREQUENZE

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Si volta pagina, c’è un nuovo governo e in molti sperano di “ristrutturare” la Rai, ma Augusto Minzolini non cambia registro e ribatte alle critiche. Intanto rispunta la questione del beauty contest, la gara che assegna le sei frequenze alle tv nazionali potrebbe essere competitiva.
Sarebbe ora di liberare la Rai dai partiti e della schiavitù dell’audience, afferma Giovanni Valentini su Repubblica. Per il giornalista la Rai è stata vittima della lottizzazione politica e del conflitto d’interesse, si confida nel governo Monti per una gestione finalmente sana, funzionale al pluralismo e ai meccanismi democratici.
Per Valentini la Rai ha subito una “occupazione manu militari” da parte di un «premier competitor, ma anche padrone», che ha tolto credibilità e ascolti, soprattutto al Tg1, diretto da Augusto Minzolini.
Il direttorissimo, però, in una recente intervista al Corriere della sera, difende il suo operato e si dice convinto di aver fatto un giornalismo completo ed imparziale e afferma che gli ultimi editoriali in favore di Berlusconi erano solo una difesa di un uomo “linciato” da tutti. Per Minziloni il Tg1 non è di parte e non esistite conflitto d’interesse, dunque le voci sull’imminente addio della direzione sarebbero senza fondamento.
Intanto, si potrebbe riaprire una partita che sembrava già decisa, il beauty contest, ovvero la gara non competitiva per le sei frequenze da assegnare alle tv nazionali.
Il ministero dello Sviluppo economico, presieduto ora da Corrado Passera, sta lavorando per valutare le candidate al regalo delle frequenze. Il nuovo governo potrebbe valutare tutto ex novo cancellando le regole del beauty contest, già ampiamente contestato e avversato da quattro ricorsi al Tar del Lazio di Rai, Sky, Telecom e Tivù Italia. Impossibile? Sembrerebbe di no visto che esiste un precedente: nel 1999, l’allora Garante delle comunicazioni propose una licitazione privata per i servizi Umts da assegnare alla telefonia e l’allora Presidente del Consiglio, Amato, resosi conto del valore delle frequenze, alla fine impose un’asta con rilanci che fruttò oltre 26 miliardi delle vecchie lire.
Egidio Negri

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