Editoria

Basta tagli ai giornalisti, bagarre a La Gazzetta di Parma

Tensione tra giornalisti e azienda alla Gazzetta di Parma, esplode la bagarre. La crisi continua a farsi sentire, con vigore, sulle realtà giornalistiche. E in particolar modo sulle testate locali. I problemi sono tanti e c’è bisogno di aiuto. Ma in alcune realtà, per sostenere i progetti e le aziende, si continua a scegliere la via facile dei licenziamenti, degli allontanamenti. Dei posti di lavoro che si perdono. Ed è un problema, grave, per quelle editoriali che perdono risorse che, fatalmente, incidono sulla qualità del lavoro e quindi del prodotto che arriva in edicola. Anche perché, a fronte di licenziamenti e pensionamenti, i nuovi arrivi in seno alle redazioni sono sempre di meno.

Una nuova denuncia è arrivata dai giornalisti del comitato di redazione della Gazzetta di Parma. I cronisti hanno scritto una lunga nota direttamente ai loro lettori per spiegare cosa sta accadendo nel giornale. E hanno utilizzato parole forti che non ammettono repliche: “Forte preoccupazione per la loro situazione lavorativa, in particolare per la politica aziendale che, nell’ultimo decennio, ha tagliato sul fronte giornalistico senza bilanciare con investimenti mirati sia per affrontare la sfida della transizione multimediale sia per acquisire un profilo più “green” e sostenibile”.

Nel documento, pubblicato nella giornata di ieri, il cdr ha spiegato: “La redazione ha perso 14 persone in un decennio, compensate da quattro assunzioni solamente, con un saldo negativo di dieci professionisti. È passata per un contratto di solidarietà e una cassa integrazione. Ha fatto fronte all’assenza di un collega malato per molti mesi, infine uscito dall’azienda e mai sostituito. Sta sopperendo all’assenza di un’altra collega, da mesi in causa con l’azienda. Non sono numeri piccoli, se si pensa che la redazione ora si compone di 33 persone, più il direttore, per curare il sito internet e confezionare il quotidiano che offre un inserto al giorno, molti speciali e il magazine mensile”.

I giornalisti hanno ricordato inoltre che “durante la pandemia la redazione ha affrontato una impegnativa riforma grafica che, nelle intenzioni, doveva alleggerire il lavoro, ma di fatto lo ha appesantito”. La redazione, adesso si auspica  “un intervento del governo per il settore dell’editoria, termometro della democrazia del Paese”, e contestualmente chiede all’azienda “una più lungimirante politica industriale che non sia sempre e solo basata sui tagli delle risorse umane, cioè giornalisti, collaboratori e corrispondenti dalla provincia, linfa vitale per il giornale”.

I lavoratori quindi puntualizzano: “Scelte industriali del passato, come la realizzazione della sede faraonica che ora risulta semivuota, dispendiosa e per nulla green o l’acquisto della costosa rotativa dismessa dopo soli 12 anni, non possono ricadere sui giornalisti. Solo la qualità dell’informazione consente di mantenere la fiducia dei lettori”. Alla luce di queste preoccupazioni, “l’assemblea dei redattori ha affidato al proprio Comitato di redazione un pacchetto di cinque giornate di sciopero per tutelare il presente e il futuro del giornale, che è un patrimonio della città”.

Luca Esposito

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