“Basta bivacchi”, la mortificazione a Cinque Stelle del lavoro

0
2046

Il sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi, sa quello che vuole. Abolire il finanziamento diretto ai piccoli giornali perché non stanno sul mercato; e se il mercato non regge il prodotto è accanimento terapeutico, parole sue, continuare a sostenerli.

Ma vuole anche passare alla storia come l’uomo che ha cambiato l’informazione in Italia; e così s’intesta gli Stati generali dell’editoria, un’iniziativa che punta a riformare questo agonizzante settore intervenendo su tutta la filiera produttiva e su tutti i portatori d’interesse: editori, distributori, edicole, giornalisti, inserzionisti, lettori.

Nel merito e sul metodo si potrebbe dire molto, ma il senatore Crimi sta realizzando uno dei capisaldi del pensiero a cinque stelle: smantellare l’attuale impianto del sistema dell’informazione, immaginandone un altro. Colpisce che da un lato sottopone ad un enorme tavolo un’ampia discussione, tirando, però, nella stessa giornata di inaugurazione dell’evento le conclusioni; e lo fa con sicurezza, come se conoscesse il settore a fondo, a sentirlo parlare lo si può prendere per il nuovo McLuhan o Negroponte.

Ma questi sono sofismi, roba da intellettuali. Il senatore Crimi è al governo dell’informazione in Italia perché esponente di spicco del partito che ha vinto le elezioni in Italia. Per dirlo con il Feltri recitato da Crozza, è fattuale. Come è fattuale la frase detta a margine della giornata di apertura degli Stati generali dell’editoria: basta bivaccare.

Ordine rivolto alle migliaia di giornalisti e dipendenti delle imprese editoriali a breve destinate alla chiusura: dai dipendenti di Radio Radicale a quelli del Corriere di Saluzzo, l’ordine è semplice: basta bivaccare. E qua il discorso cambia perché non è più in discussione il valore del pluralismo, il rapporto tra diversità e mercato, minoranze e maggioranze: ma il rispetto di un termine uscito dal vocabolario del Governo: il lavoro.

Il bivacco è il lavoro di migliaia di persone che nelle redazioni non campeggiano, ma lavorano, duramente e con dignità. Come fanno i dipendenti della Rai, gli operatori della sanità, i professori ed i maestri nelle scuole, i dipendenti delle aziende private e pubbliche. Tacciare alcuni di bivaccare significa mortificare il lavoro. In nome del mercato che si scopre essere diventato faro luminare per il novello Habermas a cinque stelle.

Enzo Ghionni

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome