Il licenziamento del direttore Alessandro Barbano non sarebbe dovuto al presunto caso legato all’intervista negata con Giorgia Meloni. Lo ha riferito lo stesso Barbano in una nota in cui ha smentito le ricostruzioni che giravano ormai da qualche giorno come retroscena sul cambio di direzione che ha portato il vice Guido Boffo al timone del quotidiano edito dalla famiglia Caltagirone. “Non è vera la notizia, pubblicata da alcuni organi di informazione, secondo cui la mia revoca da direttore del Messaggero dipenderebbe dal mio rifiuto a fare un’intervista a domande scritte con Giorgia Meloni”, ha spiegato in una nota Barbano che ha poi affermato: “Sono altre le motivazioni del recesso”. Ma non le ha rese note.
Le indiscrezioni sul caso avevano innescato l’ennesima polemica politica. Con M5s e Avs ad attaccare frontalmente il governo e la premier. “La notizia del licenziamento improvviso di Alessandro Barbano, sollevato dalla direzione del Messaggero, potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di attacco alla libertà di stampa nel nostro Paese, se le ragioni riportate dai giornali venissero confermate. Se quanto riportato da diverse fonti fosse vero, ovvero che Barbano sia stato licenziato a causa del suo editoriale critico su Giorgia Meloni, sorgono seri dubbi sulla situazione della libertà di stampa in Italia”, aveva detto in una nota Angelo Bonelli. Che aveva aggiunto: “Sarebbe necessaria una completa e trasparente spiegazione su questa vicenda, per dissipare eventuali sospetti di pressioni politiche. Come Paese democratico, non possiamo permettere limitazioni evidenti alla libertà dei giornalisti. La libertà di stampa è un pilastro fondamentale della democrazia e va tutelata con fermezza. Censura e pressioni sui giornalisti minacciano la nostra società e il diritto dei cittadini di essere informati in modo indipendente”. Tanto rumore per poco più di nulla.
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