“Si sta facendo un lavoro per tutelare il pluralismo”, spiega Caterina Bagnardi, presidente della File. Sulla proposta, boccciata dalla Camera, del Movimento 5 Stelle: “Evidentemente manca ancora una presa di coscienza su chi siano effettivamente i destinatari dei fondi per l’editoria”
Si fa largo la prospettiva di riforma per l’editoria italiana. Dopo la bocciatura della proposta di legge del Movimento 5 Stelle che prevedeva l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria resta ora in piedi il disegno di legge presentato dal Pd che prova ad apportare grandi cambiamenti a tutto il settore. Ma come vivono la situazione i diretti interessati? Ne abbiamo parlato con Caterina Bagnardi, presidente della Federazione italiana liberi editori (File), partendo proprio dal testo presentato da quanto accaduto a Montecitorio mercoledì scorso.
“La proposta dei 5 Stelle”, spiega la Bagnardi, “bene o male ce l’aspettavamo, nonostante i lavori in commissione Cultura. In quella sede ritengo sia stato fatto un grande lavoro di confronto, sono state sentite più voci per cercare di portare avanti un discorso che fosse veramente diretto alla questione del pluralismo. Bisogna darne atto, molto probabilmente i grillini hanno una forte convinzione o non hanno compreso bene a chi è destinato il Fondo per il pluralismo: continuano a parlare di grandi editori quando in realtà il pluralismo è una tutela delle minoranze”.
Ma per quale ragione allora continua la polemica tra le parti su questo aspetto? Secondo la presidente della File “manca ancora una presa di coscienza su chi siano effettivamente i destinatari dei fondi per l’editoria. Dagli interventi che ho sentito, e ho seguito in diretta web tutto quello che accadeva alla Camera, effettivamente c’è ancora una cattiva conoscenza. O forse c’è ancora qualcuno che rimane ancorato a dei retropensieri sugli ultimi scandali che hanno colpito questo settore, ma come tanti altri settori (credo tutti)”.
L’ombra dei disastri economici e di appropriazioni ritenute indebite continua ad aleggiare sul settore, ma non si può certo demonizzare tutto il comparto per le nefandezze commesse da pochi. In questo senso “la legge 103 e il lavoro del Dipartimento Editoria sono stati veramente eccellente perché ha portato a una regolamentazione e un controllo effettivo degli aventi diritto al contributo. E ancora di più si sta facendo con il nuovo ddl presentato dal Pd. Si sta facendo un lavoro per tutelare il pluralismo, una cosa veramente importante”, rileva Caterina Bagnardi.
“Bisogna dare atto all’on. Roberto Rampi e all’on. Maria Coscia del lavoro condotto all’interno della commissione per cercare di ricondurre il discorso alla verità. Il disegno di legge portato all’attenzione della Camera giunge dopo un serrato dibattito che si è tenuto negli ultimi mesi nella Commissione Cultura in relazione al ddl di abrogazione dei contributi presentato dal Movimento 5 Stelle. Hanno fatto un grande lavoro di conoscenza, hanno ascoltato e questo è molto importante”, spiega ancora la presidente della File. “Il cambio epocale che garantisce la corretta dimensione nella quale collocare l’intervento a favore dei giornali è nel titolo dell’articolo 1 che definisce l’intero sistema come rivolto a garantire il pluralismo e l’innovazione nell’informazione. Riteniamo che passare dal concetto di sostegno ai giornali a quello, ben diverso, di garanzia del pluralismo a tutela dei cittadini e non di chi l’informazione la produce sia il passaggio fondamentale”.
Questo è proprio il senso della campagna menogiornalimenoliberi: “Stiamo tutelando anche i cittadini. È vero che nell’immaginario collettivo ormai il finanziamento pubblico all’editoria viene associato a contributi per le grandi testate e i grandi editori, ma non è assolutamente così. Per questo motivo la File, insieme con Aci Comunicazione, Mediacoop, Fisc e tutte le altre sigle che hanno aderito alla campagna stanno lavorando a braccetto per far comprendere il valore di essere liberi di scegliere la propria informazione.
Spesso però capita, e sarebbe bello approfondire il discorso, che parlando con tante persone non addette ai lavori delle sovvenzioni ai giornali pensano al Corriere delle Sera, a Repubblica, al Fatto Quotidiano, nonostante le campagne attente a dichiarare l’opposto. Non pensano al giornale della città, al loro giornale”.
“Un lavoro a tutela delle minoranze e del pluralismo”, prosegue la Bagnardi. “Se invece di creare più confusione si desse, e venissimo aiutati a dare, un’informazione corretta, molto probabilmente le cose sarebbero diverse. Non dimentichiamo che anche gli stessi grillini vengono nei nostri giornali a rilasciare interviste. I parlamentari del territorio, piuttosto che i consiglieri comunali, dialogano con noi e con le nostre testate”.
“Ciononostante, forse pochi hanno letto quello che era accaduto nel 2012 o sono entrati nel merito del ddl appena presentato, si continuano a dire troppe assurdità”, spiega la presidente della File: “Noi dobbiamo assumere a tempo indeterminato e applicare i contratti nazionali di lavoro giornalistico, però poi ci vogliono togliere i contributi, solo perché qualcuno grida che i giornalisti vengono sfruttati pagandoli a soli 2 euro. Si tratta di un paradosso, di una contraddizione in termini, chi dice queste cose o non ha approfondito bene il tema o ha deciso di gridare allo scandalo solo per fare ‘audience’ piuttosto che dire come stanno davvero le cose”.
I lavori della commissione Cultura sono durati più o meno un anno e Caterina Bagnardi assicura: “la legge è stata rivoltata come un calzino. È stato eliminato il contributo sulle tirature per virare sulle copie effettivamente vendute. Ci si è spinti verso l’innovazione, ma nessuno ne parla. Noi siamo pronti ad avere qualunque confronto in qualunque sede per dimostrare tutto quanto c’è da dimostrare. Gli scandali ci sono stati, nessuno lo nega. Ma non per questo bisogna generalizzare. In pochissimi settori, credo, sia stato fatto un lavoro come questo e bisogna darne atto a tutti. Dobbiamo continuare su questa strada, che è un cambio epocale e che garantisce la corretta dimensione in cui collocare l’intervento a favore dei giornali del pluralismo e dell’informazione”.
Le sigle dell’editoria italiana hanno un ruolo importante nei lavori che vanno verso la riforma del settore, racconta la presidente della File: “Siamo tutti insieme sulla stessa linea, abbiamo fatto i direttivi nazionali nella stessa data, abbiamo avuto dei confronti e stiamo discutendo insieme. In questo momento sosteniamo anche la Fisc soprattutto sul problema del Piano Poste: la consegna a giorni alterni non è un problema solo loro ma per la garanzia della continuità della lettura del proprio giornale. Questo è un diritto fondamentale”, conclude Caterina Bagnardi.