E come se non bastassero i tagli del governo ai contributi, a pesare sulle società editoriali, arriva anche la contrazione dei consumi. Ma a condizionare i conti di quotidiani e periodici, è soprattutto l’aumento dei prezzi e la frenata del mercato della pubblicità.
Se i primi segnali di affanno erano già evidenti nei primi tre mesi dell’anno, i risultati del secondo trimestre evidenziano una fase di difficoltà piuttosto severa per le società editoriali italiane. A conferma di una situazione plumbea e di prospettive non esaltanti quasi tutte le società quotate del settore media hanno rivisto al ribasso le previsioni sull’intero esercizio in corso.
A livello internazionale il settore editoriale e media non sta attraversando una fase esaltante anche se i big mondiali sembrano risentire meno della congiuntura negativa. Proprio oggi il colosso americano Time Warner ha presentato conti migliori rispetto alle attese di Wall Street con un utile di 792 milioni di dollari e ricavi in crescita del 5%. In nottata arriveranno i conti di News Corp ma l’impero editoriale di Rupert Murdoch si è messo alle spalle un primo trimestre con crescita a due cifre per redditività e ricavi.
In Italia le società editoriali oltre a una stagnazione delle vendite accusano un rallentamento della pubblicità. Secondo i dati Nielsen nel primo semestre la raccolta è aumentata dello 0,9% a quasi 4,8 miliardi con un +0,9%. A giugno però campanello d’allarme con una contrazione di quasi un punto percentuale. Se la pubblicità sulle tv mantiene un trend positivo con un modesto +1,6% per i quotidiani la flessione si amplia progressivamente arrivando a un -2,9% a fine giugno.
Fabiana Cammarano
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