Avvenimenti: un grande settimanale a schiena dritta, senza padrini, né padroni.

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Avvenimenti

Articolo di Elio Lannutti

Avvenimenti

Dopo aver fondato l’Adusbef il 13.5.1987 durante la mia parentesi di lavoro in banca, Claudio Fracassi, Diego Novelli ed Alfredo Galasso, mi coinvolsero un anno dopo (inizi 1988) in un progetto editoriale di giornalismo libero ad azionariato popolare senza padrini né padroni per denunciare le malefatte del potere politico, economico, bancario, gli scandali, la corruzione di un pentapartito e della ‘Milano da bere’ che cadde qualche anno dopo. Iniziammo la raccolta di quote per l’azionariato popolare (100.000 lire ad azione) girando l’Italia in lungo ed in largo, con l’apertura di centinaia di circoli e club ‘l’Altritalia’ per segnare l’Italia pulita ed onesta che si ribellava alla commistione tra politica ed affari, con la complicità di mass media (di proprietà dei grandi gruppi industriali, adusi a non disturbare troppo Governo e potere economico-bancario), in buona parte asserviti ad un regime marcio. Con una ventina fra giovani redattori e grafici, una rete di club ‘Altritalia’ (per rimarcare l’Italia pulita, onesta e laboriosa) sparsi un tutta Italia, il direttore Claudio Fracassi e un mix di sinistra, vecchi partigiani, magistrati, cattolici (come Adriana Zarri, Dom Minzoni, padre Balducci, Don Ciotti) e laici, che si battevano per i diritti e la legalità, le inchieste giornalistiche di Avvenimenti riuscirono ad anticipare, la stagione di ‘Mani Pulite’ che quattro anni dopo, nel 1992 rase al suolo una intera classe politica, popolata dai Craxi, Pomicino, Forlani, che aveva distrutto l’Italia degli onesti ed indebitato per decenni le nuove generazioni. Avvenimenti si intreccia con la storia dei “Siciliani”, il giornale a schiena dritta che la mafia aveva decapitato uccidendo il suo direttore Pippo Fava e molti di quei ‘carusi’(Riccardo Orioles, Sebastiano Gulisano, Michele Gambino, Antonio Roccuzzo ed altri),approdarono in Via Farini, 62, la sede storica dell’Adusbef a Roma, tra la Stazione Termini, la Basilica di Santa Maria Maggiore e Piazza Vittorio (diventata nel frattempo una Chinatown),con il direttore Claudio Fracassi che insegnò la difficile professione di giornalisti a ‘schiena dritta’, a decine di ragazzi e ragazze.

In quei 12 difficili anni di grande impegno e passione civile raccontate sul malaffare, le tangenti di sistema quasi istituzionalizzate, la grande corruzione che aveva coinvolto tutta la classe politica (il primo numero uscì nel febbraio 1989, l’ultimo nel 2000) Avvenimenti riuscì a collezionare un record di denunce temerarie da parte dei signorotti adusi a comperare il silenzio complice dell’informazione, si formarono una ventina di giovani giornalisti diventati professionisti, un ufficio grafico ideato da Maoloni sempre giovani di grande talento, tanti editorialisti, corrispondenti, collaboratori, illustratori e fotografi. L’indipendenza della testata era garantita da Libera informazione editrice, società ad azionariato popolare presieduta da Alfredo Galasso, con oltre 400 “circoli dell’Altritalia”, in contatto diretto e quotidiano con alcuni fondatori storici che aiutavano la diffusione locale, garantivano uno stretto legame fra lettori e giornale, pubblicando le notizie dei circoli in alcune pagine loro riservate.

Sfogliando la collezione troviamo fotoreportage di Stefano Montesi sulle favelas da Casilino 700 a Prato, vignette di Elle Kappa disegni di Marco Scalia, foto di Tano D’Amico, giochi matematici di Ennio Peres, inchieste di Michele Gambino su mafia, massoneria, politica e Fininvest (ma anche fotoreportage di guerra con Pietro Gigli), disegni di Pedro Scassa, Marco Gramigna, Alberto Ruggeri e Dariush; i racconti di Jack Daniel; la rubrica di Maria Cuffaro, con le voci e i volti degli immigrati che chiedevano diritti e quella di Lia Celi di satira tv. E ancora i movimenti studenteschi degli anni Novanta, da Palermo a Milano, le corrispondenze americane di Lucio Manisco, i reportage di Annibale Paloscia sui segreti di Stato e di Edgardo Pellegrini dall’Africa, gli studi di Guido Caldiron sui neonazisti europei. E poi le rubriche di Callisto Cosulich, Lea Penouel, Fabrizio Giovenale, Beppe Gnasso e gli editoriali di Padre Balducci, Dario Fo, Luigi Bettazzi, Adriana Zarri, Ettore Masina, Dino Frisullo, e del sottoscritto che firmava rare inchieste su banche, finanza, assicurazioni. “Avvenimenti” è stato un giornale d’inchieste per rivelare verità scomode, ma anche di cultura e formazione di etica e di politica. La redazione era frequentata da giornalisti di razza come Sergio Turone, Piero Pratesi e Diego Novelli e da personaggi come padre Balducci, Alfredo Galasso, Miriam Mafai, Gian Carlo Pajetta, Lidia Menapace,che incrociavano i ragazzi delle scuole e università occupate dalla “Pantera”, dell’Alba’ e dei centri sociali in un miscuglio creativo di esperienze antiche, con i partigiani Marisa Musu, Carla Capponi, Maria Teresa Regard e Rosario Bentivegna.

Avvenimenti, ucciso dopo 10 anni da un disegno politico economico che non tollera la libera informazione, è stata una grande scuola di giornalismo che ha avvicinato alla professione decine di ragazzi e ragazze formati a regole etiche e deontologiche sempre più rare, specie in questi ultimi tempi dominati dall’ideologia dei governi padronali-dittatoriali denominati del ‘renzismo’. Per comprendere ciò che fu Avvenimenti, in un decennio tra i più difficili della storia della Repubblica, basta rileggere gli editoriali di Fracassi, analisi puntuali di un contesto politico economico tumultuoso (la fine di Craxi e l’ascesa di Berlusconi, le stragi di Capaci e via D’Amelio, ma anche i fermenti giovanili e l’inizio della globalizzazione), i pezzi di Riccardo Orioles, caporedattore fino al 1995, sul movimento antimafia o sui “Siciliani”, le inchieste di Michele Gambino.
Avvenimenti, che per la verità viveva anche di finanziamenti pubblici, concluse la sua stagione per errori editoriali, ma soprattutto perché strangolata da grandi gruppi economici, che non onorando impegni assunti nella raccolta pubblicitaria, ne decretarono la fine.

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