Scompare la memoria storica del giornalismo siciliano. È morto a 93 anni Aurelio Bruno, cronista di altri tempi e professionista dallo stile umile e semplice. Dal 1940, quando ha cominciato a frequentare a 18 anni la redazione del giornale L’Ora, ha seguito tutti i più importanti casi di cronaca nera e giudiziaria. Laureato in giurisprudenza, figlio di un funzionario di polizia, è stato anche lui durante il servizio militare tra il 1944 e il 1947 un agente ausiliario. Ma dopo il congedo è tornato al giornalismo attivo lavorando per varie testate, tra cui il Mattino di Sicilia, Telestar, La Sicilia, l’agenzia Ansa e la Rai. Da cronista che si muoveva sempre a piedi ha seguito le grandi vicende siciliane tra cui il caso del bandito Salvatore Giuliano, la strage di Ciaculli del 1963, la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e l’uccisione del cronista Mario Francese, l’eliminazione del vice questore Boris Giuliano e quella del giudice Cesare Terranova, l’attentato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Per ultimo si è occupato, con lo scrupolo e la curiosità professionale di sempre, delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Aurelio Bruno era un appassionato raccoglitore di documenti, manifesti politici del dopoguerra, giornali. Lasciata la professione attiva, per la quale aveva speso tutta la vita, è stato nominato cavaliere della Repubblica. (ANSA). Fu il primo giornalista a raccontare – per la Rai – la morte di Gaspare Pisciotta, avvelenato nel carcere palermitano dell’Ucciardone e negli anni ’90 gli era stato assegnato il premio “Cronista dlel’anno”. Nel 2004 il Gruppo siciliano dell’Unione cronisti, su proposta dell’allora presidente regionale Leone Zingales, aveva consegnato ad Aurelio Bruno il tesserino Unci di “cronista onoarrio”.
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