Diego Della Valle, azionista fuori dal patto con l’8,7% del capitale sociale, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Ci vuole una voce forte, autorevole, al di sopra delle parti. È ora di dimostrare che chi guida il Paese non ha sudditanza verso nessuno”, ha scritto Della Valle.
L’imprenditore marchigiano esorta il Capo dello Stato e la politica ad intervenire per il bene della democrazia e la libertà di espressione. “In un Paese democratico la stampa deve essere libera e indipendente. Senza vincoli e pressioni. Bisogna, quindi, evitare ne prenda il controllo ed eserciti pressioni”. Il riferimento alla “scalata “ della Fiat è esplicito. Ricordiamo che il Lingotto controlla anche il quotidiano La Stampa. E il pericolo della posizione dominante è sempre in agguato. Non a caso l’Antitrust ha avviato una indagine. Ma, per ora, non è nulla di serio. “Abbiamo aperto un dossier solo a scopo informativo”, ha precisato il presidente dell’Autorità, Giovanni Pitruzzella.
Della Valle teme che l’investimento del Lingotto nell’editoria sia anomalo. Visto che la Fiat è una industria automobilistica. Già Giorgio Airaudo, deputato Sel ed ex sindacalista Fiom, aveva presentato dei timori. “Non mi stupisco della mossa della Fiat di acquistare il Corriere della sera. Il Lingotto vuole coprirsi la ritirata e convincere l’opinione pubblica”, ha dichiarato Aiuraudo.
Ma bisogna anche precisare che Elkann, in occasione dell’acquisto dei diritti che porteranno la Fiat a possedere il 20,123% del nuovo capitale sociale, ha già comunicato l’operazione a Napolitano. Il quale non pare aver avuto da ridire. E Della Valle criticò anche la telefonata tra i due: “Mi è sembrata una sceneggiata. Era meglio andare a Pomigliano se aveva tempo”. Intanto l’ad della Fiat, Sergio Marchionne ha continuato ad sottolineare il “valore strategico” dell’investimento in Rcs, da alcuni ritenuto non coerente con il core business della Fiat.
C’è da dire che Della Valle aveva già mandato diverse missive anche al cda di Rcs. Con tanto di intenzione a portare avanti una azione di responsabilità verso i soci. Mister Tod’s ha provato fino all’ultimo (e ancora non ha mollato) a far cambiare il piano industriale, a far sciogliere il patto e a cambiare struttura dirigenziale. Ma gli azionisti non hanno voluto scardinare il progetto ideato dall’ad di Rcs Pietro Scott Jovane. Tuttavia sarebbero arrivate autorevoli rassicurazioni per il futuro. Sia Mediobanca che Intesa Sanpaolo potrebbero condividere il progetto di Della Valle. Ma solo ad aumento ultimato. È infatti prevista una riunione plenaria di tutti i soci entro la fine del mese per discutere proprio del futuro di Rcs.
Addirittura Della Valle, sempre nella lettera a Napolitano, sembra rinnegare alcune sue affermazioni recenti.
Il patron della Tod’s ha invitato tutti i maggiori azionisti a fare un passo indietro “liberando completamente Rcs”. Per poi affidarla ad investitori privati e liberi italiani. Quindi senza Mediobanca, Intesa, Fiat e anche lui stesso. Anche se il presidente della Fiorentina ha auspicato, come detto in precedenza, un azionariato paritetico al 10%, composto dai soci già esistenti. Infatti Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa, ha rimarcato la contraddizione. “Non capisco. In pochi giorni Della Valle ha cambiato idea?”
Inoltre non sarebbe nemmeno possibile una “fuga” dei soci da Rcs. Infatti prima dell’inizio della ricapitalizzazione è stato firmato un accordo di “lock up” tra le banche creditrici e i soci (anche se Intesa è la prima creditrice ed anche socia del patto di sindacato). Ovvero gli azionisti si sono impegnati a non vedere le loro quote per almeno sei mesi. Quindi l’ipotesi di Della Valle non è possibile prima del 2014.
E riguardo agli screzi personali e alla “sfida” con Elkann, Della Valle sembra smorzare i toni. “ Non c’è nessuna disputa o competizione”. Continua lo “scontro” tra Della Valle e Elkann. Il presidente della Fiat sarà il primo azionista della “nuova” Rcs. L’erede della famiglia Agnelli è anche l’ultimo sostenitore del patto di sindacato. Mentre gli altri soci forti vorrebbero uno scioglimento anticipato del vincolo parasociale. Ad iniziare da Della Valle (che nel patto non c’è). L’imprenditore calzaturiero ha auspicato un azionariato formato da quattro e cinque “vecchi” soci al 10%. Ma liberi da vincoli e propensi a rilanciare Rcs.
Inoltre per Della Valle un intervento di Napolitano avrebbe anche un valore simbolico. “L’esito di questa richiamo non riguarda solo Rcs. Ma sarà interpretata dagli italiani come un segnale forte. Da questa vicenda si capirà se si vuole che il Paese cambi o lo si vuole lasciare nelle mani di chi lo ha messo in queste condizioni”.
Non è tardata ad arrivare la risposta di Napolitano. Il quale non si sbilanciato. Il capo dello Stato ha invitato tutti alla coesione a alla lungimiranza. E riguardo alla “scalata” di Fiat si è astenuto. “Non spetta a me alcun commento. Queste questioni riguardano il mercato e la libera determinazione dei soggetti”, ha affermato Napolitano.
Comunque le dichiarazioni di Della Valle sembrano suonare come una dura critica al cosiddetto “salotto buono” della finanza e dell’imprenditoria italiana. E non si salvano nemmeno i politici. I quali sarebbero colpevoli di “un inspiegabile e preoccupante silenzio” sul caso Rcs.
Intanto domani, in un clima caldo e teso, parte l’asta per i diritti inoptati.