Ma procediamo con ordine e facciamo chiarezza.
«Serve un progetto serio e ragionato. Molti soci non hanno aderito all’aumento. Soprattutto gli imprenditori che devono investire le proprie risorse», ha dichiarato ieri Diego Della Valle. Il quale ha voluto sottolineare che gli istituti e le banche, che gestiscono risorse “altrui” e che sono anche creditori di Rcs, non hanno avuto problemi a ricapitalizzare. Altro discorso vale per gli imprenditori che si impegnano personalmente in un nuovo progetto.
«Mancano ancora 10 giorni. Serve un piano che dia futuro a Rcs. In tal caso noi ci saremo. Altrimenti faremo un altro ragionamento». Della Valle, comunque, non esclude la possibilità di partecipare in extremis all’aumento. Ma a patto che, come detto in precedenza, si cambi radicalmente il piano finanziario (ovvero la rinegoziazione del debito con le banche esposte) e quello industriale. Quest’ultimo definito dal suo rappresentante, l’avvocato Sergio Erede, «irrealizzabile».
L’imprenditore marchigiano lascia una porta aperta ad azionisti e dirigenti. Se ci si riunirà di nuovo per costruire un progetto più condiviso il patron della Tod’s aderirà all’aumento. E magari, oltre a riscattare il suo 8,7% potrebbe rilevare anche i diritti di opzione di Giuseppe Rotelli, ormai ex primo azionista con il 16,6% delle quote. Ecco che Della Valle un investimento di circa 100 milioni (30 per la sua quote e 70 per quella inoptata da Rotelli) potrebbe arrivare a diventare il primo azionista con oltre il 20% del nuovo capitale sociale. E di conseguenza il presidente della Fiorentina, anche se rimarrebbe fuori dal patto (che a fine aumento dovrebbe vincolare oltre il 51% dei diritti di voto), avrebbe un peso rilevante nella “nuova” Rcs.
Della Valle ha anche precisato che «non è importante chi guida Rcs. Ma dove va la società». Quindi l’imprenditore marchigiano non dovrebbe avere ambizioni da “leader”. Anche se non ha esitato a esprimere qualche commento sugli altri azionisti. «Giovanni Bazoli [presidente di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo che a sua volta è socia del patto di Rcs, ndr] è una persona perbene. Dobbiamo dirgli grazie. Ha capito che i tempi cambiano. E se cambieranno le cose sarà anche grazie a lui». In precedenza non erano mancati “scontri” tra Della Valle e Bazoli sulla possibilità di sciogliere o meno il patto di sindacato e sull’eventuale ritiro del manager di Intesa. Ma poi, in vista dell’assemblea dei soci del 30 maggio (che ha deliberato la ricapitalizzazione) le posizioni si sono riavvicinate. Della Valle, invece, è stato molto più duro con John Elkann, presidente della Fiat, altra socia del patto (che insieme a Intesa, oltre a rilevare la loro quota si impegnerà a sottoscrivere una parte di optato). «Lo conosco da molto tempo. Ma deve ancora mangiare molte pagnotte prima di fare lo stratega con cose più grandi di lui. E ha combinato un pasticcio».
Comunque in ogni caso a fine aumento Della Valle, nel caso in cui dovesse decidere di investire in Rcs, dovrà fare in conti con la “triade pattista” Fiat-Intesa-Mediobanca. Le quali avranno, insieme. Circa il 33,7% del nuovo capitale sociale.
Intanto la Consob (l’Autorità di vigilanza per le società quotate in Borsa), che ha inserito Rcs nella “grey list” (lista delle società da tenere sotto osservazione e in “ristrutturazione”), ha chiesto ai soci rilevanti e agli azionisti del patto una piena trasparenza sulle operazioni fatte. E in particolare sui diritti di opzione eventualmente esercitati. Infatti i soci saranno tenuti ad informare il mercato (sensibile ad ogni decisione degli stessi) riguardo alle loro contrattazioni. In modo da fornire anche alla Consob e al mercato stesso un “quadro” veritiero sull’azionariato post-aumento. Inoltre dovrà essere integrato il prospetto informativo con i cambiamenti societari “in divenire”. Visto che Rcs sta concludendo, sindacati permettendo, la cessioni di alcuni periodici.
Ieri dopo tre giorni di basse volumi, si sono mossi quasi ventimila diritti di opzione per un controvalore totale di 108 milioni. Una cifra pari al 18% della ricapitalizzazione ordinaria di 400 milioni (a cui vanno aggiunti 21 milioni di azioni di risparmio). Tale “anomalia” potrebbe dipendere dalla cessione dei diritti di opzione di Rotelli. Il quale ha riversato sul mercato 18 milioni di titoli: 14,3 milioni tramite Pandette finanziaria e 3,8 milioni tramite il Banco Popolare (con cui è in corso una opzione di acquisto).
In ogni caso, anche con scambi “voluminosi” le azioni ordinarie della società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport hanno perso l’11,11% a 1,68 euro. E i relativi diritti stanno raggiungendo a grandi passi lo “0”. Ieri hanno lasciato il 52% a 0,11 euro.
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