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Aumento Iva sugli abbinamenti editoriali: editori sul piede di guerra

il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Marco Polillo

Un ripensamento sull’aumento dell’Iva sui prodotti culturali. E’ quanto ha chiesto il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Marco Polillo con una lettera inviata al premier Enrico Letta per “un opportuno emendamento del Governo, o un atteggiamento meno ostile di fronte ad iniziative parlamentari volte a ricercare un’adeguata soluzione” rispetto alla previsione di un incremento dell’Iva dal 4 al 21% per tutti gli abbinamenti editoriali.
Il provvedimento non è solo in riferimento ai gadget, ma anche ai beni che integrano e sono di complemento ai libri e periodici e sono pertanto funzionali al loro utilizzo.
“Nel settore librario – prosegue Polillo nella lettera – ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (libri scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che spesso hanno un’estensione digitale: eserciziari, approfondimenti, simulazioni di laboratorio virtuale, ecc.; i libri per bambini – spesso accompagnati da audio-letture -; quelli professionali o preziose operazioni culturali basate sul multimediale (si pensi ai testi teatrali accompagnati dal video di una rappresentazione)”. La misura è, quindi, per il leader dell’Aie: “semplicemente incomprensibile, perché illogica e contraria a una serie di obiettivi politici che il Governo da lei guidato ha assunto”. In primis, aggiunge Polillo: “contraddice il suo personale impegno: ‘mai più tagli alla cultura’, così come contraddice l’impegno a favore del digitale nella scuola e nell’università. Le ricadute? Molto importanti per l’industria editoriale ma anche per i consumatori: il provvedimento, se passasse, comporterebbe un maggiore onere medio sull’insieme del prodotto con abbinamento di circa il 6%”. Ciò significa: “prezzi più alti, in particolare per i libri di scuola e per bambini, e un’ulteriore caduta della domanda, che vanificherebbe anche gli obiettivi di gettito. “Non si sta chiedendo alle imprese culturali un sacrificio marginale – ha concluso Polillo nel suo testo al premier -, necessario in tempi difficili per far quadrare i conti dello Stato. Le ci sta colpendo ingiustificatamente e illogicamente senza che da ciò possa derivare un beneficio per alcuno, e men che meno per i conti pubblici”.

 

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