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AUDITEL SOTTO ACCUSA. IN ARRIVO UNA DURA CONDANNA DALL’ANTITRUST

Provate a digitare su Google le parole “auditel e polemiche”, e finirete travolti da decine e decine di risultati. Sono anni che questo arbitro del piccolo schermo attira su di sé dubbi e contestazioni. Fino ad ora, però, nessuno ha mai potuto certificare gli errori del giudice della tv, che nel suo sito può ancora fregiarsi di parole come “super partes” o “indipendenza”. Ma è in arrivo una dura condanna formale, la prima ad investire l’Auditel con tanta chiarezza. A firmarla sarà l’Autorità Antitrust, sentinella della corretta concorrenza sui mercati.
Spinta da un esposto di Sky, partito nell’autunno del 2009, l’Antitrust ha avviato un “processo” all’Auditel che arriva adesso alla fine del suo percorso, dopo due lunghi anni. Nelle ultime settimane, l’Antitrust ha scritto una bozza di provvedimento, quindi lo ha trasmesso ad una seconda Autorità (il Garante per le Telecomunicazioni) perché esprimesse un parere. Il Garante per le Tlc ha dato il suo parere giovedì scorso. Ed ora l’Antitrust potrà ufficializzare la sua condanna.
Nella sua bozza di provvedimento (dal punto 215 al 217), l’Antitrust elenca i peccati dell’auditel. “Tra la seconda metà del 2009 e l’ottobre del 2010” questo soggetto non ha pubblicato i dati di ascolto “per ciascun canale e per ciascuna piattaforma trasmissiva”, come invece avrebbe dovuto. In questo modo l’Auditel “non ha permesso di cogliere l’impatto – sulle performance delle diverse piattaforme trasmissive – delle profonde trasformazioni che stanno interessando il settore tv”. In quel periodo di tempo, quindi, le scelte di Auditel hanno “ostacolato lo sviluppo di nuove offerte da parte delle emittenti televisive già operanti” e non hanno certo favorito “l’ingresso” di nuovi editori “sul mercato”. Se ne deduce che l’Auditel “ha avvantaggiato le maggiori emittenti generaliste”, come Rai e Mediaset, che sono i “principali azionisti di Auditel” stessa.
L’Antitrust contesta, poi, “l’errata attribuzione dei risultati della sua rilevazione anche alle famiglie italiane che non hanno un televisore”. Pratica “che ha avuto inizio nella prima metà dell’anno 2008 ed è ancora in corso”. “La produzione di dati di ascolto che sovrastimano la performance solo di alcuni canali (ed in maggiore proporzione quella dei canali più seguiti) costituisce un comportamento abusivo”.

È idoneo infatti a “produrre effetti di natura discriminatoria e pregiudizievole nei confronti” delle emittenti attive sul mercato, “il cui corretto funzionamento non può prescindere da una valutazione veritiera dell’audience tv”. I comportamenti di Auditel “costituiscono violazioni gravi della disciplina a tutela della concorrenza”. Azioni ancora più gravi perché l’Auditel opera “in posizione dominante nel mercato della rilevazione degli ascolti televisivi in Italia”.

Su questa bozza di provvedimento dell’Antitrust, il secondo Garante (quello per le Tlc) ha espresso un parere (solo consultivo e non vincolante). In questo parere, il Garante per le Tlc quasi “assolve” l’Auditel per aver rinviato la diffusione dei dati “canale per canale e piattaforma per piattaforma”. Questo rinvio può essere avvenuto in buona fede perché Auditel era preoccupata di disporre di campioni statistici significativi per poi divulgare dati “attendibili”. Il Garante per le Tlc considera grave invece – proprio come l’Antitrust – il fatto che “l’Auditel abbia incluso nell’elaborazione dei suoi dati anche quei cittadini” che non hanno un televisore in casa. Questo “errore metodologico” penalizza Sky perché gli ascolti della pay-tv sono riferiti invece ai soli italiani “dotati di televisore” ed abbonati.

Il parere del Garante Tlc, dunque, è più cauto e problematico rispetto alle tesi dell’Antitrust. Troppo cauto per 3 degli 8 componenti del Garante Tlc (sono D’Angelo, Lauria e Sortino) che hanno votato contro. I tre componenti chiedono, per ora invano, che il problema Auditel sia affrontato in modo deciso, frontale, una volta e per sempre. Come può essere equidistante un soggetto come Auditel – domandano – che Rai controlla al 33 e Mediaset al 26,67 per cento?
(Repubblica)

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