Auditel è una società che raccoglie e pubblica i dati dell’ascolto televisivo. Decide le sorti della tv; 9 società si dividono il capitale sociale; 18 consiglieri la dirigono. Tuttavia il sistema non sembra perfetto. Una denuncia di Sky ha evidenziato un abuso di posizione dominante.
Auditel è una Srl, nata a Milano il 3 luglio del 1984 e dovrebbe durare almeno fino al 2020. L’oggetto sociale, come detto in precedenze, è la raccolta e la pubblicazione dei dati di ascolto.
Si tratta di dati riferiti agli ambiti nazionali, regionali e sub regionali. Auditel deve, inoltre, gestire tutta la filiera delle ricerche preliminari alla raccolta dei dati. Dunque la società deve fissare i termini, le modalità, le caratteristiche e i metodi, adattandoli, inoltre alle nuove possibilità tecnologiche. Inoltre Auditel ha anche la possibilità di delegare una parte del lavoro ad altre società. Sulla raccolta e la pubblicazione dei dati non devono esserci discriminazioni, anche e soprattutto verso le realtà televisive che non hanno rappresentanti diretti o indiretti nel cda della società.
Il lavoro di Auditel è pagato dalle stesse emittenti che chiedono le rilevazioni. E i relativi corrispettivi devono essere proporzionali all’audience ottenuto. In altre parole sembrerebbe che più fai ascolti più paghi chi te li rileva e pubblica. Inoltre nell’oggetto sociale è specificato che Auditel subordina il proprio risultato economico al raggiungimento della sua “missione”.
Auditel è gestita da un folto cda con ampi poteri. Infatti il Consiglio può predisporre regolamenti senza l’approvazione dei soci. Inoltre può nominare direttori, institutori, procuratori per il compimento di determinati atti.
In particolare il cda è composto da 18 membri. Il presidente è Giulio Malgara. I consiglieri sono stati nominati a giugno del 2012 e saranno in carica per 3 esercizi. Diamo ora qualche nome. I membri del Consiglio sono Filippo Rebecchini, Giuliano Adreani, Luigi Enrico Colombo, GiancarloLeone (“storico” dirigente della Rai), Manuele Marco Paolini, Alessandro Salem, Giovanna Maggioni, Giovanni Stella (consigliere e manager di TIMedia), Andrea Imperiali D’Afflitto, Giuseppe Lavazza, Lorenza Strona, Marco Muraglia, Aldo Reali (ex ad della Sipra), Angelo Tedoli, Attilio Redivo, Giuseppe Cinnamea, Salvatore Lo Giudice, Carlo Nardello (anche direttore dello Sviluppo Strategico della Rai. Su Nardello va fatta qualche precisazione; secondo un’ inchiesta di La Repubblica, egli sarebbe implicato nella cosiddetta Struttura Delta. In altre parole, avrebbe favorito Mediaset dall’interno della Rai. Tuttavia ora Nardello dirige la struttura del Digitale Terrestre. Inoltre a rimpinguare la dirigenza si aggiunge anche un dg, Walter Pancini. Non manca un collegio sindacale. I sindaci effettivi cono Claudio Santambrogio, che è il presidente, Francesco Vittadini e Alfonso Di Carlo. I 2 supplenti sono Roberto Reyneri e Michela Mazzoleni. Oltre alla numerosa dirigenza, è interessante notare che ciono solo 4 dipendenti “normali” che svolgono l’ordinaria amministrazione.
Passiamo ora ai numeri economici. Il capitale sociale della società è 300 mila euro. Tale somma è divisa in più soci: 60 mila sono dell’Upa (Unione pubblicità associati, associazione delle aziende che investono in pubblicità in tv); 34,5 mila sono dell’Assap Servizi Srl (società di servizi di AssoComunicazione che rappresenta 132 tra le più importanti imprese di comunicazione); 4,5 sono dell’Unicom (associazione che raccoglie 230 imprese di comunicazione); 99 mila appartengono alla Rai; 19,350 sono di Mediaset; 60, 660 mila fanno capo a Rti (una società del gruppo Mediaset, licenziataria delle concessioni tv del gruppo, precedentemente appartenente alla Fininvest); poi è presente TIMedia (società del gruppo Telecom) con circa 10 mila euro; la Frt (associazione delle imprese radiotv private italiane, a cui aderiscono anche Mediaset e TIMedia); infine ci sono i 3 mila euro della Fieg (Federazione italiana editori e giornali).
Bisogna porre alcune premesse: la pubblicità la linfa vitale della tv; inoltre sono i dati d’ascolto a dare un prezzo alla pubblicità stessa. Dunque possiamo concludere che i dati dell’Auditel rappresentano un parametro indispensabile per il successo delle trasmissioni.
C’è da precisare che TIMedia e Mediaset vengono rappresentate anche indirettamente da associazione e società “vicine” a loro. Ad esempio l’emittente del Biscione è presente anche tramite Rti e Frt. Sky non è presente. Un’anomalia non da poco che può causare conflitti di interesse. È bene precisare che il cda di Auditel decide dei parametri che influenzeranno direttamente gli investimenti delle aziende verso le stesse emittenti di cui i consiglieri sono “emanazione”. Non è da escludere che si autotutelino, anche nel limite legale delle loro possibilità.
Ma passiamo ora al mero funzionamento di Auditel. Le rilevazioni sono “a campione”. Vengono installati in oltre 5 mila famiglie (il campione rappresentativo, detto panel) degli apparecchi, detti meter. Questi vengono collegati alla tv o alla linea telefonica. Il meter registra su quale canale è sintonizzato la televisione. Essere nel panel comporta un certo impegno. Ogni membro deve segnalare la propria presenza davanti alla tv con un telecomando particolare. In tal modo il meter effettua anche un’indagine qualitativa: ovvero registra “chi vende cosa”. I dati raccolti vengono poi trasmessi alla centrale di Milano attraverso la linea telefonica. Poi questi vengono assemblati, elaborati e pubblicati il giorno dopo verso le 10.
Non sono mancate critiche sul funzionamento del sistema, nonché sulle modalità di rilevamento dei dati. Molti addetti ai lavori hanno paventato una “distorsione” a vantaggio del duopolio Rai-Mediaset.
Nel 2006, all’interno della legge Gasparri è stato affrontato il problema. Fu deciso di distribuire il capitale sociale in tutti i soggetti rappresentati e di allargare il cda da 18 a 24 membri. Tuttavia i problemi non sono mancati. Il 14 dicembre del 2011, Sky Italia, esclusa dal cda di Auditel, presentò un reclamo all’Antitrust. L’Autorità sanzionò Auditel con 1,8 milioni di euro. Il motivo? Abuso di posizione dominante. In particolare a vantaggio del “duopolio” Rai-Mediaset e a danno dei nuovi entranti, delle tv locali e della stessa Sky. In effetti non ci sono altre società che rilevano i dati d’ascolto. Dunque una inadempienza di Auditel, o eventuali imprecisioni, danneggiano “irreparabilmente” la reputazione di mercato dell’emittente in questione.
Ricordiamo lo slogan della società: «Perché Auditel? Perché la misurazione degli ascolti è un elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi pubblicitari, risorse di cui la tv vive». Dunque è necessario che il sistema sia quanto più preciso e imparziale possibile. Ora più che mai.