La Rai dovrà studiare e sperimentare format di talk show che prevedano anche la presenza di due conduttori a garanzia del pluralismo. E’ quanto prevede l’articolo sette dell’Atto di indirizzo per il pluralismo, all’esame della Commissione di Vigilanza. Due conduttori, secondo il testo del relatore Alessio Butti, Pdl, «di diversa formazione culturale». Disposizione contestata dal Pd, e anche dal presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, per il quale sarebbe «sciocco e irriguardoso ossificare le posizioni».
Il senatore Procacci propone una mediazione accolta da Butti e il testo passa quindi nella formula per cui si prevede che «la Rai studi e sperimenti format di approfondimento giornalistico innovativi che prevedano anche la presenza in studio di due conduttori al fine di meglio garantire il pluralismo dell’informazione». Il Pd alla fine si astiene, il senatore Vincenzo Vita vota contro, «così non si risolve il problema». Sulla norma del doppio conduttore il Pd si è astenuto nonostante la mediazione, riuscita, del senatore Procacci. Perché, ha spiegato in Commissione il capogruppo, Fabrizio Morri, «non va bene che un’azienda decida di affermare un principio di appartenenza ad un’area politica culturale del conduttore» e anche perché, ha sottolineato Gentiloni, la formazione culturale può essere simile ma la collocazione politica diversa. Critico Zavoli, convinto che con questa disposizione «si rischia di mettere l’azienda in difficoltà e imbarazzo», senza contare che dalla Vigilanza arriva «un indirizzo che si basa sul buon senso e sull’interesse di carattere generale», indirizzo che poi l’azienda deve applicare. Norma difesa da Butti, «non è faziosa, si parla di sperimentazione» per la Rai e poi «abbiamo accolto tutto l’accoglibile» tra le proposte dell’opposizione. Da ultimo anche la mediazione di Procacci.
Le altre disposizioni approvate oggi prevedono, tra l’altro, che la Rai si impegni a ridurre il numero di programmi a conduzione tradizionale a vantaggio di format che trattino gli argomenti con servizi realizzati da risorse interne; che i programmi di informazione e approfondimento che si occupano di vicende giudiziarie, nell’esercizio del diritto di cronaca, devono rispettare le garanzie fissate dalla legge, e deve essere dato giusto rilievo alle conclusioni dei processi, anche assolutorie; che l’innovazione tecnologica consente l’interazione del pubblico con i programmi, e che la partecipazione deve essere moderata dal conduttore dalla redazione per consentire a tutti libertà di pensiero. Le votazioni proseguiranno con ogni probabilità la prossima settimana. (TMNews)