ATTACCO ALL’INFORMAZIONE, OBIETTIVO: ZITTIRE LIBERO (LIBERO QUOTIDIANO)

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Non m’intendo di sanità e fatico già abbastanza a conservare la mia salute. Quindi non sono in grado di dare giudizi neppure approssimativi sulle accuse rivolte a Giampaolo Angelucci (proprietario di questa testata) e a suo padre Antonio. So che questi è stato ristretto agli arresti domiciliari per una vicenda riguardante una clinica di Velletri, sua e della sua famiglia, e ne sono dispiaciuto. Ho il sospetto che non abbia combinalo nulla di illecito e la sensazione che riuscirà a dimostrarlo. In questi casi servono pazienza, lucidità e sangue freddo: poi la verità salta quasi sempre fuori.
Sugli aspetti giudiziari non “avrei” altro da dire. Il condizionale dipende dal fatto che, secondo l’accusa, Giampaolo e Antonio avrebbero fatto delle pressioni su di me per ottenere favori. Premetto che non ho mai subito in alcun quotidiano. Nemmeno al Giornale dove uno dei proprietari era Silvio Beriusconi e l’azionista di maggioranza il fratello minore, Paolo. Figuriamoci a Libero che ho fondato nel 2000 proprio per sperimentare una formula di giornalismo nuova, disinibita, direi sfrontata, inattaccabile dai palazzi del potere politico e finanziario.
Ciò che mi manda in bestia è l’idea a cui si cerca di dare forza: quella di un quotidiano asservito. Idea sbagliata e nociva per la reputazione mia e di chi lavora accanto a me con dedizione commovente. Non vorrei che tutto questo si prestasse ad avviare una campagna di sputtanamento di Libero. Se qualcuno avesse in animo di compiere una manovra oscura allo scopo di liquidarci dal mercato, sappia che venderemo cara la pelle. E sappia che le ferite ci rendono ancor più determinati nella difesa della nostra libertà. Non siamo mammole addomesticabili.
Quanto all’arresto di uno dei proprietari della testata, Giampaolo, chiaro che ci rammarica. Lo viviamo come un’ingiustizia. Ma non basta a farmi demordere; la pensione, il carrello del supermercato e la panchina ai giardini pubblici possono aspettare. Resto in trincea con Alessandro Sallusti, e con tutti gli altri giornalisti bravi di Libero, per difendere il giornale dagli attacchi di chi non sa più che fare per metterci in ginocchio. Auguro al mio caro amico Giampaolo e a suo padre Antonio di uscire ancora a testa alta e con le ossa integre da questo tritacarne. Coraggio. I soli che hanno diritto di sentenziare sono i lettori. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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