Abbiamo seguito, in questi giorni, l’iter del ddl di conversione del decreto legge n. 34/2011 (il c.d. “decreto omnibus”) al Senato e abbiamo spiegato come siano andati a vuoto i tentativi di tutti gli schieramenti di aumentare gli stanziamenti per indennizzare le tv locali che dovranno liberare le frequenze digitali da assegnare agli operatori di tlc. Proprio l’art. 4 del dl, infatti, specifica che “entro il 30 giugno 2012 il Ministero dello sviluppo economico provvede all’assegnazione dei diritti d’uso relativi alle frequenze radiotelevisive”, attraverso l’ormai famosa asta delle frequenze. Una data costretta a essere rimandata finché tali frequenze non siano liberate dalle tv locali che attualmente le occupano. Il problema è riuscire a trovare un modo equo di gestire la scarsezza di risorse frequenziali, evitando di traslare il carico solo sulle spalle dei soggetti più deboli, in questo caso delle tv locali.
“Le tv locali non vogliono mettersi di traverso per puro spirito di ribellione”, ha detto il Presidente della FRT, Maurizio Giunco, “e non occupano gratuitamente le frequenze ma operano in base a regolari autorizzazioni a fronte delle quali pagano una tassa di concessione allo Stato”.
Il ministro Paolo Romani, consapevole del fatto che se le tv locali non liberano le frequenze spontaneamente l’asta sarà destinata a fallire e i tempi della digitalizzazione saranno destinati ad allungarsi, si è impegnato a presentare a giugno, in occasione della presentazione del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) una richiesta di aumento dell’indennizzo dal 10% a minimo 20%.
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