L’asta per le frequenze, indetta ormai un anno fa dal Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, varca i confini nazionali. Il regolamento stilato dall’Agcom sarà esaminato dalla Commissione Europea. La consultazione pubblica non ha portato a grandi modifiche nel testo. Per il presidente dell’Autorità, Angelo Maria Cardani, il responso delle istituzioni comunitarie non arriverà prima del 10-15 gennaio. Con il rinvio del provvedimento cesserà di esistere anche la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per ostilità verso i nuovi operatori. In seguito l’Agcom dovrà inviare il regolamento al Ministero dello Sviluppo Economico, che provvederà ad indire la gara.
Permane il mistero sui partecipanti alla procedura di assegnazione dei diritti di uso. Per gli esperti del settore, Rai e Mediaset non saranno della partita. L’UE ha stabilito che nessun operatore può possedere più di cinque multiplex. Il Biscione potrebbe decidere di convertire il mux che possiede nell’obsoleto standard DVB-H in un lotto di frequenze utilizzabili per il segnale digitale terrestre. Sarebbe automaticamente fuori dall’asta, in virtù dei quattro mux che già possiede in DVB-T. Situazione simile per la Rai, che possiede quattro lotti in DVB-T e uno in DVB-T2, lo standard a cui si dovranno adeguare tutti gli apparecchi dal 1 Gennaio 2015. La tv di Stato potrebbe decidere di conservare un mux fruttuoso per il prossimo futuro. Tuttavia a scoraggiare gli investimenti c’è il vincolo generale di destinazione imposto dall’Europa, che limiterebbe Rai e Mediaset all’uso dei mux del blocco U fino al 31 Dicembre 2017. A decorrere da questa data le frequenze più ambite , come stabilito dall’ITU, dovrà essere di pertinenza degli operatori telco. Non è prevista grande competizione nemmeno per i mux del blocco L, che saranno assegnati agli operatori minori per i prossimi 20 anni. Il problema, in questo caso, è rappresentato dall’incompletezza che caratterizza la copertura delle frequenze in ballo.
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