Sembra non avere fine la telenovela dell’asta sulle frequenze televisive. Il regolamento per l’assegnazione, redatto dall’Agcom, è attualmente al vaglio dell’Unione Europea. Ma nei confini nazionali i diretti interessati continuano a manifestare la loro opposizione. Da un lato ci sono Rai e Mediaset, che hanno proposto ricorso al TAR contro l’esclusione dalla gara, dall’altro le proteste delle tv locali, che si vedono “scippati” i canali 57,58,59,60 a favore dell’ LTE. Le due principali tv nazionali non condividono la disposizione per la quale non possono partecipare all’asta gli operatori che possiedono tre o più multiplex. La decisione è da attribuire all’ex Ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, che dopo un lungo periodo di riflessione ha preferito puntare sui futuri investimenti per le nuove tecnologie mobili. Esigenze di semplificazione, che hanno portato il Garante a dimezzare i multiplex assegnabili durante la procedura. Sono state escluse dalla gara le frequenze della banda 700mhz, mentre verranno attribuiti con durata ventennale i lotti L1, L2 e L3. La scelta di non mettere all’asta le frequenze da destinare agli operatori di telefonia ha una sua logica, ma non si può fare a meno di riflettere sulla reale portata della procedura competitiva. Le prime valutazioni di Mediobanca prefiguravano incassi miliardari per le casse dello Stato, quasi ai livelli di quelli ottenuti dall’asta telco del settembre 2011. Oggi la base d’asta dei tre multiplex è fissata rispettivamente a 30,29 e 28 milioni di euro.
Di tutt’altro tenore la protesta di Aeranti-Corallo. L’associazione delle tv locali contesta l’Autorità per la destinazione di alcuni spazi (i già citati canali 57,58,59,60) alla tecnologia LTE entro il 28 novembre 2015. Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti, dichiara che la decisione dell’Agcom non ha alcun riscontro nei piani di assegnazione degli altri paesi. Una protesta comparativa non sembra una buona base di partenza, se si considera che il diktat per l’LTE proviene dall’Europa. Aeranti-Corallo critica anche la mancata attenzione per le tv locali in relazione all’utilizzo delle frequenze non più assegnabili per la risoluzione delle interferenze. Effettivamente vige una riserva di legge che destina almeno un terzo delle frequenze all’emittenza locale. uttavia la decisione va inquadrata nell’ambito della rete di compromessi intavolata dal precedente Governo per convincere i grossi operatori a rinunciare all’asta. I disturbi delle frequenze di Rai e Mediaset verranno sensibilmente ridotti, a discapito delle coordinamento interno delle emittenti locali.