Il Governo spera di recuperare ben 2,4 miliardi con l’asta attraverso la quale verranno vendute, alle compagnie telefoniche, le frequenze dei canali dal 61 al 69, attualmente utilizzate (legittimamente, è il caso di sottolinearlo) dalle tv locali. Ma se da un lato crescono le aspettative verso questo ‘tesoretto’ dall’altro diminuiscono le possibilità che si arrivi effettivamente alla gara. Prima di tutto perché gli importi compensativi previsti dalla legge di stabilità per le tv costrette ad abbandonare le frequenze sono del tutto inadeguati. L’operazione è sentita come un vero e proprio esproprio dalle imprese televisive, quindi, «O c’è un indennizzo efficace – spiega Giorgio Galante, proprietario di Telepadova – o ci sarà una dura battaglia legale».
Il secondo motivo riguarda le compagnie di telecomunicazioni ed è riassunto nelle parole pronunciate da Franco Bernabè il 7 maggio: «Le frequenze che lo Stato intende mettere all’asta sono occupate dalle tv locali, che non mi sembrano intenzionate a mollarle. Pagare per un bene che non è disponibile non sarebbe un’azione giustificabile davanti agli azionisti».
Il terzo motivo riguarda le procedure e il tempo che ci vorrà, vista la lentezza tipica della nostra amministrazione. Nelle regioni già passate al digitale le frequenze oggetto del contenzioso dovranno essere liberate: apposite graduatorie stabiliranno quali emittenti locali avranno le frequenze in diritto d’uso e saranno operatori di rete e quali, invece, dovranno rinunciare alle frequenze, avendo in cambio garantita la trasmissione di due programmi da parte delle prime. «È difficile che un progetto del genere trovi effettiva realizzazione nei tempi desiderati – ha sottolineato Marco Rossignoli, presidente di Aeranti-Corallo -. Dopo la conversione del decreto omnibus (attualmente in corso di conversione alla Camera – n.d.r.) andranno approvati diversi regolamenti, tra cui quelli sulle modalità per le domande. Andranno costituite le commissioni, si dovranno fare le graduatorie. Provinciali o regionali. Bisognerà assegnare la numerazione automatica ai fornitori di contenuti».
Insomma, l’asta delle frequenze appare più lontana che mai eppure il Ministro dello Sviluppo Economico ha ritenuto opportuno anticipare la data di tre anni rispetto alle decisioni in sede internazionale ed europea. «Una follia», l’ha giudicata Maurizio Giunco, presidente della federazione tv locali, Frt.
Fabiana Cammarano
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