«Prendiamo atto con profondo rammarico e completo dissenso della decisione votata a stretta maggioranza dall’Assemblea dei soci di procedere alla liquidazione immediata della cooperativa che edita il Riformista e alla immediata sospensione delle pubblicazioni.
Rendiamo noto che tre giornalisti su sette membri hanno votato contro. L’assemblea di redazione giudica inaccettabile e gravissimo l’atto di liquidazione che, di fatto, rende difficile l’interessamento di possibili acquirenti. Chiediamo ai vertici di Fnsi, di Stampa romana, dell’ordine dei giornalisti, al mondo politico, alle forze sociali, agli intellettuali che hanno scritto sul nostro giornale e a tutti i nostri lettori di tenere ancora accese le luci e l’attenzione sulle sorti di questo quotidiano». E’ quanto si legge in una nota dell’assemblea dei giornalisti del Riformista.
«Nei suoi dieci anni di vita il Riformista è stato una voce libera, indipendente, coraggiosa, plurale, sempre appassionata, che ha ospitato idee di ogni schieramento, di tutte le aree culturali. La sua fine rappresenta un impoverimento del dibattito pubblico del nostro paese. E la sua fine, per come è avvenuta, rappresenta una ferita per l’intera redazione. Ai giornalisti, che avevano accettato sacrifici firmando lo stato di crisi tre mesi fa e accettando i contratti di solidarietà, è stato negato dai vertici del giornale il confronto, l’ascolto, un tavolo sindacale, la reale volontà di cercare insieme una via d’uscita. E, soprattutto, è stata negata la verità sui conti e sugli accordi con la precedente gestione, che sarebbero la motivazione vera della chiusura. Con maggiore chiarezza, ci sarebbe stata una fine meno ingloriosa di questa».
Massimo De Bellis
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