Richard O’Dwyer è il meno conosciuto. Il suo nome è balzato agli onori della cronaca nei giorni scorsi, quando Mr Wikipedia, Jimmy Wales, si è appellato al governo britannico per impedirne l’estradizione negli Stati Uniti. O’Dwyer è colpevole per aver creato Tvshack.net, un contenitore di link a file ritenuti lesivi di copyright. Studente alla Sheffield Hallam University, O’Dwyer ha creato il sito nel 2007. Per tre anni il dominio ha riscosso grande successo tra gli internauti. O’Dwyer si è arricchito con la vendita di spazi pubblicitari. Nel giugno 2010 è arrivata l’accusa della Corte Federale di Manhattan: TvShack è stato chiuso, insieme ad altri sei siti, per violazione del diritto d’autore. O’Dwyer non si è perso d’animo e ha aperto un nuovo dominio, tvschack.cc. La nuova chiusura è stata definitiva. Nel 2011 è arrivata la richiesta di estradizione, approvata qualche mese fa dal Ministro dell’Interno, Theresa May. O’Dwyer rischia cinque anni di reclusione solo per aver creato un sito-ponte tra gli utenti e i file incriminati. Ci si chiede poi se davvero i tribunali americani abbiano l’autorità per processare il giovane studente. Come fatto notare dai legali, i server su cui si basava il funzionamento di Tvschack non erano americani.
Di Kim Dotcom si è detto molto, forse troppo. Il fondatore di Megaupload, Kim Schmitz all’anagrafe, è tornato a far parlare di sé con l’annuncio del suo nuovo progetto, la creazione della piattaforma musicale Megabox. Quella di Schmitz è una vita passata sul labile confine tra legalità e illegalità. Per capire il personaggio basta descrivere due avvenimenti della sua vita pre-MegaUpload. Nel 2001 ha acquistato 375.000 dollari di quote della compagnia Leysbuilt.com e ha dichiarato di voler investire 50 ml nella società. Non avendo in realtà i fondi necessari, Schmitz ha realizzato un profitto illegale di 1,5 ml di dollari. L’accusa di insider trading gli è costata un anno e 8 mesi con la condizionale. Di nuovo 2001: ha fondato ad Hong Kong la Trendax, una società che massimizza i propri investimenti utilizzando l’intelligenza artificiale. Materia tutt’altro che facile, ma alla portata di un genio della tecnologia come Schmitz. Di Megaupload, il sito web di file hosting che ha fatto incassare a Schmitz 175 ml di dollari, sappiamo vita, morte e miracoli. Oggi Schmitz vive in Nuova Zelanda, ma dagli Stati Uniti chiedono l’estradizione. Gli avvocati hanno già pronta la linea difensiva per un eventuale processo. Si basa sull’analogia tra Megaupload e Youtube, che serve a rendere secondaria la responsabilità di Schmitz rispetto a quella degli utenti che hanno caricato files protetti da copyright.
Julian Assange, giornalista e programmatore australiano, ha generato un polverone mediatico senza precedenti. Le prime avvisaglie di Wikileaks c’erano già state nel 1991, quando un ventenne Assange si introdusse nel sito del Dipartimento della Difesa americano. Wikileaks è stato creato nel 2006 con l’intento di essere il veicolo di informazioni riservate, protette da segreto di Stato. Azioni ai limiti del legale sono giustificate dalla trasparenza e dal rispetto dei valori della democrazia. Sopravvissuto a diversi tentativi di chiusura, il sito ha fatto il boom nel 2010, quando vendette ai giornali pratiche in cui vengono alla luce aspetti nascosti della guerra in Afghanistan. Assange era il supervisore di un’organizzazione ermetica e altamente specializzata. A lui spettava la decisione finale sulla valutazione di un documento. A differenza di Megaupload, Wikileaks non può essere fermato dalle autorità governative. Infatti, dal 2010, su Twitter è partita la campagna “I’m wikileaks”, che consiste nella diffusione sui indirizzi diversi dei contenuti del sito. Assange ha creato una macchina perfetta, ma non è più al comando. Quasi in concomitanza con la pubblicazione dei documenti diplomatici statunitensi, è arrivata per l’attivista australiano un’accusa di molestia sessuale da parte di due ex-amanti. Assange si è costituito in Inghilterra, ma la Svezia, paese nel quale risiedeva, ha chiesto l’estradizione. Allo stato attuale delle cose, Assange ha chiesto asilo politico all’ambasciata londinese dell’Ecuador, nel tentativo di evitare il trasferimento negli USA e il conseguente processo per spionaggio.
Cosa lega questi tre uomini, così diversi tra loro per attività e competenze? Un atteggiamento aperto verso la rete, da loro intesa come un’entità in cui non c’è posto per barriere previste dalla legge. Un modo di pensare che è costato loro l’ostilità della nazione più potente al mondo.
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