All’indomani della bancarotta, il produttore di apparecchi per le telecomunicazioni Nortel Network, ha messo in vendita un gigantesco lotto di 6mila brevetti relativi alle tecnologie mobili, al fine ultimo di pagare i propri creditori. L’iniziativa, presa dall’azienda di tecnologie wireless, ha sollevato non poche perplessità tanto da indurre il Dipartimento di Giustizia Usa ad ipotizzare nel lungo termine azioni di concorrenza sleale da uno dei potenziali acquirenti. Gli occhi sono tutti puntati su Cupertino la cui partecipazione all’asta, ancor più di Google con l’offerta di 900milioni per il pacchetto “all inclusive”, di RIM e forse anche della produttrice di BlackBerry, Research In Motion, è guardata con timore per le conseguenze che il possesso dei diritti esclusivi su alcuni profili dell’innovazione tecnologica (in particolare la telefonia mobile) potrebbe generare sul mercato. I brevetti troverebbero infatti applicazione in svariati settori che oltre al Wi-Fi comprendono la ricerca su Internet, i social network, e la tecnologia mobile di quarta generazione meglio nota come Lte. Oasi strategiche i cui canali di accesso rischierebbero ora di diventare proprietà esclusiva di alcuni concorrenti, magari di grande spessore come la Apple, gettando non poche ombre sul futuro della ricerca e dell’innovazione tecnologica sempre più appannaggio dei detentori della proprietà intellettuale. È una storia che si ripete da molti anni nel settore (Microsoft “docet”) solo che a sollevare il problema stavolta non è la concorrenza ma la divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, i cui dubbi sul ruolo imponente della Apple sono stati oggetto di un’inchiesta del Wall Street Journal. A quanto pare Cupertino avrebbe mostrato, in più occasioni, la volontà di utilizzare i brevetti per rallentare e bloccare i suoi concorrenti con cause legali, a differenza di Mountain View che tenderebbe ad utilizzarli solo a scopi difensivi. Non a caso, il consulente legale di Big G, Kent Walker, così si è recentemente espresso riguardo l’offerta avanzata alla Nortel: “Come stanno oggi le cose, la miglior difesa per una compagnia contro questo tipo di dispute legali è, ironicamente, il possesso del più grande portfolio brevetti che ti aiuti a preservare la libertà di sviluppo di nuovi prodotti e sevizi”. Ancora più incisive sono le parole di Alexander Poltorak, amministratore delegato di General Patent, la società che si interessa di proprietà intellettuale, che ha liquidato così la faccenda: “L’acquisto dei brevetti equivale al possesso di una serie di testate nucleari”, uno strumento da maneggiare con prudenza, specie se a disputarsene la gestione, nelle prossime due settimane, saranno due Titani del settore.
Manuela Avino
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