Ieri Primo Maggio, giorno della festa dei lavoratori, non si potevano omettere riflessioni sulla riforma del lavoro.
È quanto ha fatto il ministro Fornero che ai microfoni di «Radio An ch’io», ha parlato di dinamismo in relazione alle ultime modifiche che interessano l’art. 18.
Il lavoro a tempo indeterminato ingabbierebbe la l’occupazione in una forma di precariato diffuso, contrariamente alle auspicate forme di occupazione flessibile.
Prevedibili le reazioni di protesta, seppure svoltesi in maniera pacifica, avvenute ieri a Milano nella Mayday Parade.
I manifestanti sono scesi in strada per difendere i diritti del lavoro e lo Stato Sociale , per denunciare la politica antisociale del Governo Monti e la manomissione dell’art.18 con la riduzione degli ammortizzatori sociali.
Proprio nei giorni scorsi durante il convegno sul welfare organizzato dall’Udc, il ministro ha annunciato l’abolizione della garanzia che impediva il licenziamento consentendo al giudice di reintegrare il lavoratore, così come previsto inizialmente dall’articolo.
L’obiettivo della modifica sarebbe quello di allargare la protezione a un numero maggiore di lavoratori, includendo anche le categorie di giovani e donne che sono fuori dalla «cittadella dei lavoratori», così come l’ha definita il ministro del welfare.
La parola d’ordine è inclusione, in una società in cui un mezzo primario di sostentamento come il lavoro è diventato una risorsa scarsa.
Durante il convegno si è parlato anche del nodo pensioni ed in merito a ciò si è detta necessaria una differenza tra assistenza e previdenza.
L’assistenza alle fasce più deboli va implementata con tasse progressive mentre il sistema di previdenza pubblico deve essere trasparente.
Misure dure ma che secondo il ministro hanno come obiettivo l’inclusione di tutti i lavoratori nella sfera lavorativa ed allo stesso modo.
Si soffre quantomeno tutti insieme, davanti le manovre di livellamento del lavoro della nuova riforma.
Arianna Esposito