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ARRIVA LA ROTTURA TRA APPLE ED ADOBE. MA JOBS L’AVEVA GIÀ PREVISTA

Adobe non svilupperà più il Flash Player per dispositivi mobili. Al di là dell’immediata retorica che vede la notizia nell’ottica di una rivincita postuma da parte del signore di Cupertino, è interessante capire cosa aveva portato a questa conclusione già anni fa Steve Jobs.

I rapporti tra Apple ed Adobe sono stati da sempre connotati da un’alternanza di odio ed amore, cooperazione ed antagonismo che Steve Jobs ha riassunto in una lettera dell’Aprile 2010, in cui con analitiche osservazioni giustifica il motivo della futura rottura con Adobe ed allo stesso tempo difende la sua azienda.
A quanto scrive Jobs, Apple è stato il primo cliente di rilievo di Adobe, quando i fondatori del software non possedevano neanche una sede ufficiale, ma a loro va il merito di aver fornito alla Apple il linguaggio PostScript per la nuova stampante Laserwriter, la prima stampante laser prodotta da Apple Computer. Il post script permetteva alla stampante di gestire complesse impaginazioni e quindi di realizzare documenti dalla grafica molto elaborata.
Così si sancì il rapporto professionale tra Adobe ed Apple che investì nella società di San José, detenendone una proprietà del 20% per diversi anni tra alti e bassi, che hanno visto fronteggiare e superare brillantemente i momenti di difficoltà per Apple e l’affermarsi sul mercato di Adobe con i suoi prodotti Acrobat nati per creare e modificare file in PDF.
Di pari passo ad Adobe, rispetto al progetto embrionale della prima stampante laser, anche Apple ne ha fatta di strada col finire per fare della sua azienda una vera e propria filosofia di vita, rivoluzionando sensibilmente i meccanismi di comunicazione globale che si incarnano nella progettazione del primo iPhone, approdato sul mercato nel 2007.
Nonostante le due società abbiano servito in maniera comune e sinergica
i gusti degli utenti, il loro percorso di cooperazione si è iniziato ad incrinare dal momento in cui sono venuti a mancare gli interessi comuni.
Sempre nella lettera firmata da Jobs, si mettono in luce gli elementi tecnici che renderebbero incompatibile l’installazione del software Adobe Flash su iPhone, iPad o iPod.
La prima motivazione riguarda la proprietà esclusiva che Adobe detiene dei suoi prodotti, ed è quindi un sistema chiuso, al contrario di quanto fa Apple che utilizza sistemi aperti come HTML5, CSS e JavaScript. C’è poi la questione del Full web. Adobe ha da sempre ribadito che i dispositivi mobile di Apple non possono accedere ad un web integrale perché il 75% dei video sul web è in Flash. Ma dal canto suo Apple risponde affermando che questi video sono disponibili anche in un formato più moderno, visualizzabili su iPhone, iPod e iPads, e grazie anche a Youtube si arriva a coprire circa il 40% dei video della rete.
A sostegno delle già forti motivazioni di Jobs che si frapponeva al sistema Adobe, si aggiunge l’elemento di affidabilità di Adobe, stimato come debole dall’azienda statunitense Symantec.
Ed infine c’è il nodo principale contro cui Apple si scontra con Adobe: la volontà di quest’ultima di consentire ai suoi sviluppatori di adottare Flash per creare applicazioni che girino sui dispositivi mobili Apple.
La presenza di quest’entità terza limiterebbe e comprometterebbe il rendimento della piattaforma e dal momento che Flash è un dispositivo cross-platform, non ha interesse a scrivere le migliori applicazioni esclusivamente per i dispositivi Apple.
Indubbiamente i tempi erano maturi per la rottura definitiva tra Adobe ed Apple, avvenuta in questi giorni. Ma la resa dei conti è avvenuta in maniera emblematica durante l’intervista dell’amministratore delegato di Adobe Shantanu Narayen con il celebre giornalista del Wall Street Journal, Walt Mossberg; nell’ambito della conferenza D9 organizzata da All Things Digital. Di fronte le parole di Mossberg che ha affermato che «Flash sui dispositivi Android non funziona ancora come ci si aspettava», Narayen è rimasto senza parole, non riuscendo ad argomentare con repliche volte a dimostrare il contrario. Da qui le dichiarazioni di Danny Winokur, vicepresidente di Adobe che si arrende alla scomparsa di Flash sui dispositivi mobile , concentrandosi sulla suite Air, ed ammettendo che Html 5 è la miglior soluzione per i contenuti sulle piattaforme mobili.
Conclusione ampiamente prevedibile, che conferma ancora una volta la lungimiranza che ha caratterizzato la persona di Steve Jobs in vita, e che continua anche dopo la sua scomparsa.
Arianna Esposito

editoriatv

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