La scorsa estate la Federazione Italiana Editori di Giornali (Fieg) ha chiesto all’Antitrust di valutare la posizione di Google su due punti chiave dei rapporti fra motore di ricerca e testate online: la possibilità per queste ultime di cancellare le proprie notizie da Google News (senza per questo escluderle dal search tradizionale) e la regolamentazione delle tariffe del servizio AdSense. A distanza di qualche mese è arrivata una proposta di conciliazione da parte di Google il quale si impegna da un lato a garantire agli editori la facoltà di escludere i propri contenuti da Google News senza che tale scelta determini alcun effetto sull’inclusione degli stessi contenuti nel motore di ricerca generale; dall’altro si impegna a rivelare la percentuale di revenue sharing spettante agli affiliati dei programmi AdSense per i contenuti e per la ricerca.
La proposta del motore di ricerca asseconda le richieste del Garante che, lo ricordiamo, aveva ampliato lo scorso marzo l’istruttoria contro la società americana e in particolare contro i criteri di determinazione dei corrispettivi per gli spazi pubblicitari.
“Nei contratti conclusi dagli editori per l’affiliazione al programma AdSense”, riportava un comunicato, “la percentuale di revenue-sharing ad essi spettante viene definita senza che Google fornisca alle controparti elementi utili a verificare la determinazione dei corrispettivi effettivamente percepiti. Condizioni contrattuali – proseguiva l’Agcom – che non consentono agli editori di siti web affiliati di conoscere in maniera chiara, dettagliata e verificabile elementi rilevanti per la determinazione dei corrispettivi loro spettanti”. Con questo patteggiamento verrebbe di fatto a cadere l’istanza contro Google per abuso di posizione dominante. Non sarà la soluzione che cambierà le sorti del mercato dell’editoria, ma è comunque una conquista significativa perché dimostra ancora una volta che Google, se attaccato, può cedere (viceversa continuerà ad asfaltare il Web secondo le sue regole). Per vincere la guerra, e non solo la battaglia, gli editori devono ora trovare il modo di dare un senso (e sopratutto un profitto) alla propria presenza sul Web. Una sfida che coinvolge il mercato mondiale e non solo quello degli editori italiani. Di mezzo c’è la sopravvivenza stessa del giornalismo.
Luisa Anna Magri
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