Secondo quanto riportato dalla prestigiosa rivista Forbes, Google starebbe per presentare “Fit” una nuova piattaforma in grado di rilevare e custodire informazioni sull’attività fisica dei suoi follower.
L’occasione del lancio dovrebbe essere l’evento mondiale che Big G organizza ogni anno per gli sviluppatori e programmatori più talentuosi, provenienti da ogni angolo del pianeta, il prossimo 25 e 26 giugno.
Fit si pone l’obiettivo di fornire l’aiuto necessario ai suoi utenti, mettendo a loro disposizione sistemi di ultima generazione al servizio del benessere un pò come già ha fatto Apple con HealthKit e il gigante coreano Samsung con Sami.
I dati raccolti da Fit saranno fruibili tramite un app alla quale si potrà accedere anche da tablet, smartphone e accessori vari connessi, sempre “made in Google” come occhiali, braccialetti o orologi.
Sarà una sorta di “archivio digitale” che ci saprà dire se siamo sufficientemente allenati, se pratichiamo poco o troppo movimento e cosa dovremmo fare per migliorare la qualità della nostra vita.
Nonostante il fine apparentemente nobile, c’è già chi ha espresso le proprie perplessità in merito alla “tutela della privacy” come Derek Newell, CEO di Kiff, il quale è convinto che la gente non ama questo tipo “di incursioni” su dati sensibili così delicati, come quelli che riguardano il proprio stato di salute.
Sempre stando alle indiscrezioni apparse sulla fonte statunitense, in realtà Google con questa mossa vorrebbe spiazzare la concorrenza e creare un “suo universo“, dove l’utente (per un motivo o per un’altro) resta sempre collegato.
Fit sarà accessibile su sistema Android, che con l’80% del mercato è il più diffuso al mondo.
Effettivamente, i milioni di utenti che utilizzano prodotti Wear , indossano Google Glass o smartwatch G. Watch, sarebbero sempre connessi, in ogni momento della giornata: dal lavoro al tempo libero, con buona pace della privacy perché fin’ora non si sa quali strategie la web company potrebbe mettere in campo per proteggere informazioni riservate.
A fine mese staremo a vedere se l’indiscrezione sarà confermata e se ci saranno contromisure adottabili, a tutela della propria privacy.
La disputa, ancora una volta, si gioca sul sottile confine che separa la libertà di accesso ai servizi di pubblica utilità – dal diritto sacrosanto di proteggere dati personali, verso il quale non sempre i colossi del web hanno dimostrato sufficiente attenzione.
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