E’ crollato sotto il peso di un’indagine del nucleo valutario della guardia di Finanza il castello di carte messo in piedi da Gian Gaetano e Fabio Caso, padre e figlio editori del quotidiano il Clandestino, e creatori qualche anno fa di Dieci, il newspaper sportivo diretto da Ivan Zazzaroni durato lo spazio di un girone d’andata di un campionato di calcio.
L’operazione denominata “Capital Watering” ha infatti alzato il velo su una serie di irregolarità penali che hanno portato all’arresto di sette persone, di cui cinque ai domiciliari, tra le quali i due editori originari della provincia di Caserta. In totale le persone denunciate sono 14, alcuni professionisti e collaboratori della famiglia di imprenditori col pallino dell’editoria.
Al centro dell’indagine la finanziaria Hopit, con sede nella centralissima via del Tritone a Roma, intorno la quale ruotavano gli interessi dei Caso: la finanziaria, che risultava di proprietà in massima parte di due società con sede nel Nicaragua – la Mediterranea e la Centrale america adventures , era stata già iscritta in una procedura fallimentare dal 2009, ma fino ad ora non erano emersi rilievi penali.
Che sono molti e pesanti: si va infatti dall’abusivismo bancario, ovvero lo svolgimento di attività bancarie o finanziarie senza le dovute autorizzazioni, per 200 milioni di euro, alla bancarotta fraudolenta, alle false fatturazioni per 9 milioni di euro fino ai fittizi aumenti di capitale per 80 milioni di euro, attraverso i quali i due editori, spesso in società con altri imprenditori, costituivano aziende dalle gambe corte e dai piedi d’argilla, come evidenziano i molteplici, velocissimi fallimenti nei quali sono incappati. Oltre alla Hopit le indagini hanno interessato anche le società Net.Tel, Segem ed Editoriale Dieci: per quest’ultima risulterebbe indagato anche l’editore Alberto Donati, già proprietario di una serie di giornali locali nel centro Italia (Corriere dell’Umbria, Corriere di Siena etc.) e pronto ora a rilanciare il mensile di divulgazione scientifica Newton, tornato alle edicole a fine febbraio dopo un lungo periodo di stop. Donati, raggiunto al telefono, ha smentito di essere a conoscenza di indagini che lo riguardano, ma al tempo dell’avventura di Dieci era uscito sbattendo la porta dopo aver verificato che le disponibilità finanziarie dei Caso che avrebbero dovuto sorreggere il progetto si erano rivelate evanescenti, come avrebbero dimostrato le verifiche bancarie su alcuni milioni di euro in obbligazioni del Nicaragua risultate poi carta straccia.
Non si conosce al momento la sorte di Ambrogio e Luigi Crespi, i sondaggisti con i quali i caso si erano imbarcati nell’avventura del quotidiano Il Clandestino, chiuso di colpo lo scorso 18 marzo dopo l’uscita prima dei due ex direttori David Parenzo e Pierluigi Diaco, e la fuga lo scorso 12 marzo dei due fratelli, per aver scoperto una serie di pesanti irregolarità amministrative. La società editrice Edizioni Clandestine non risulta al momento fallita, e Luigi Crespi, che si definisce parte lesa, ha intentato un procedimento per truffa proprio contro i Caso, così come l’amministratore Nino Mandato.
L’editrice si era fusa qualche mese fa con il Campanile Nuovo, l’ex organo di stampa dell’Udeur di Clemente Mastella ceduto ai Caso dopo che quell’avventura politica era finita. Un’affare ghiotto per il Clandestino, dato che il Campanile accedeva al finanziamento pubblico per la stampa di partito e nel 2009 aveva ricevuto 1,15 milioni di euro, relativi al 2008, e la somma sarebbe stata confermata pressochè anche nel 2010. Anche l’avventura con i periodici acquistati da Peruzzo editore è finita, per il momento, in tribunale. (Il Fatto Quotidiano – Alfredo Faieta)
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