112,39 euro di Siae a un negozio di parrucchiera perché ha la radio accesa durante l’orario di lavoro. Questo lo sfogo di una commerciante del centro di Aprilia, tartassata dallo Stato. Tra l’altro, in un negozio di parrucchiera, tra chiacchiere e phon accesi, la radio si sente ben poco. Solo per il fatto di avere lo stereo deve pagare. “Non guadagno nulla (non sono una discoteca) a livello di incasso mettendo un sottofondo musicale che tra l’altro è ben pagato già dalle emittenti radiofoniche”, racconta la titolare dell’esercizio commerciale apriliano. “Le cose assurde sono che il conteggio è basato sull’ampiezza del negozio, non posso riprodurre cd originali che acquisto e la cosa peggiore è che i soldi del canone, che costa quanto la Rai, non si sa a chi vanno perché vengono suddivisi statisticamente (quindi guadagnano i soliti noti) visto che non compilò i borderò. Mi rimangono delle lacune su questa Siae… Ma se i cd originali che acquistò sono per uso privato, e mia madre entra in camera mentre ne sento uno commette reato? Se giro in macchina con i finestrini aperti e la radio alta è reato? Se al posto della radio al negozio metto musica con cellulare o PC è reato? Però se sei un cantante poco noto e fai qualche serata ti danno 2 spicci e danno il 10% al cantante sulle vendite e un cd costa 15 euro. Poi rompete a noi commercianti e ci fate pagare tutto, ci costringete a aumentare i prezzi”.
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