Riforma dell’accesso alla professione, che mantiene al centro l’esame di idoneità e sarà basato sul possesso di una laurea almeno di primo livello. Una profonda revisione del percorso per l’iscrizione nell’elenco dei pubblicisti, prevedendo la possibilità di creare un nuovo Albo unico dell’«Ordine del giornalismo». Nuove regole sugli esami; superamento dell’esclusività professionale; la richiesta al legislatore di rivedere la normativa sul funzionamento dei Consigli di disciplina. Questi i punti salienti delle linee guida per la riforma, approvate a larga maggioranza dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e presentate questa mattina nella sede del Cnog a Roma dai rappresentanti della categoria. «Una riforma che pone al centro il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati in un momento drammatico per la professione, attaccata dagli annunci di abrogazione del nostro Ordine professionale, dalle minacce alla sopravvivenza della piccola editoria rappresentate dall’azzeramento del Fondo per il pluralismo, dal proliferare delle fake news», ha subito precisato il presidente del Cnog, Carlo Verna. La comunione di intenti fra gli enti della categoria è stata ribadita anche dal presidente della Casagit, Daniele Cerrato, presente insieme con i vicepresidenti e i fiduciari regionali, e dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti. «Non c’è dissenso fra Fnsi e Ordine su questi temi. Solo compatti – ha detto – possiamo far fronte alle minacce alla professione. Tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo per far capire all’esterno che non facciamo una battaglia di corporazione, ma combattiamo per il diritto dei cittadini ad essere informati. Chi governa attacca l’Ordine proprio quando questo chiede nuovi e più efficaci strumenti per difendere l’informazione di qualità, per contrastare le fake news, per espellere le ‘mele marce’. Vogliono abolire l’Ordine quando ce n’è più bisogno. Vogliono abolire il pensiero critico e chi fa le domande».
Per questo, ha concluso Giulietti, «dobbiamo rispondere con una grande iniziativa nazionale che veda schierati insieme i giornalisti e gli organismi della categoria, ma anche i cittadini, le associazioni, chi vive in mondi oscurati e dimenticati. Perché è a loro che serve il nostro lavoro. E dobbiamo chiedere un incontro al presidente della Repubblica, che più di una volta in poco tempo ha sentito il dovere di intervenire per ribadire il ruolo del giornalismo libero e della libertà di stampa».
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