L’applicazione di navigazione di Google sarà sostituita da una app proprietaria. L’annuncio, forse, arriverà già la prossima settimana Apple quindi va per la sua strada. Da sola. Tanto che, nei prossimi iPhone e iPad, licenzierà l’applicazione di Google Maps e la sostituirà con un nuovo servizio, sviluppato internamente, entro la fine dell’anno in corso. A rivelarlo è il quotidiano Usa Wall Street Journal che, citando le solite – e anonime – fonti interne di Cupertino, spiega che la prossima app di navigazione di iPhone e iPad “utilizzerà una tecnologia proprietaria di Apple” che potrebbe essere presentata al pubblico già la prossima settimana, nel corso del Worldwide Developers Conference di San Francisco, il tradizionale appuntamento della società con il mondo degli sviluppatori.
L’abbandono di Google Maps suona come l’ultimo atto del lungo divorzio in corso fra i due giganti della tecnologia. Ma non c’è solo un’accesa rivalità commerciale alla base delle dismissioni di Google Maps. Innanzitutto c’è la preoccupazione da parte di Apple di essere coinvolta nella poco chiara gestione della privacy di Google Maps. Già nel 2008 l’applicazione di Google era stata al centro di polemiche, in tutto il mondo, per il modo in cui erano gestiti e utilizzati i dati degli utenti. Una questione che non poteva non destare preoccupazione tra i vertici di Apple, da sempre molto attenti a evitare sabbie mobili del genere.
E poi, ovviamente, tra Google e Apple si è messa una questione di soldi. Più precisamente, gli introiti generati dalla pubblicità geolocalizzata: quella forma di advertising, cioè, che si basa sulla posizione dell’utente – rilevata attraverso il sensore GPS dello smartphone – per diffondere offerte commerciali. Un mercato in rapida crescita: secondo la Opus Research, la pubblicità geolocalizzata, solo quest’anno, dovrebbe valere un quarto dei 2,5 miliardi di dollari spesi dall’advertising sui dispositivi mobili. Una torta troppo ricca perché Apple, che con il lancio di iPhone ha praticamente inventato anche questo mercato pubblicitario, potesse restarne fuori. O, peggio, lasciarla alla rivale Google.