APPLE, TEGOLA DA 1,6 MILIARDI. LA CINA RIVENDICA IL NOME DELL’IPAD

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Ai manager di Cupertino è arrivata una richiesta da Shenzen: una bolletta da un miliardo e 600 milioni di dollari. E la materia del contendere è l’ultimo ritrovato dell’azienda delle meraviglie: quell’iPad dopo il cui sbarco nulla è più stato come prima nel mondo dei computer.
Si sa che i cinesi sostengono di avere inventato quasi tutto: dagli spaghetti ai fuochi d’artificio. Adesso però giurano di avere inventato proprio l’iPad: o quantomeno il nome. Come si declini la parolina magica negli ideogrammi cinesi per la verità neppure il Wall Street Journal, che ha svelato l’ultima battaglia, è in grado di rivelare. Fatto sta che la Proview Technology sostiene di aver brevettato il marchio per l’uso in Cina e a Taiwan: prima nel 2000 e poi nel 2001. Per la cronaca, anzi ormai per la storia della tecnologia, Apple lanciò solo nell’ottobre 2001 l’iPod, solo nel 2007 l’iPhone e infine solo nel 2010 l’iPad: con dieci anni di differenza.
“Dobbiamo ammettere che l’iPad della Apple è un gran prodotto. E che Apple l’ha saputo valorizzare” dice, con saggezza tutta orientale, il presidente della Preview Yang Rongshan. “Ma questo non è un motivo per giustificare il suo comportamento scorretto qui”.
In fatto di comportamenti scorretti in Cina, per la Apple si aprirebbe un file che solo il suo nuovissimo iCloud riuscirebbe a contenere: almeno secondo le accuse contenute nella straordinaria inchiesta con cui il New York Times ha ipotecato il prossimo Premio Pulitzer. Il giornale è andato a documentare le condizioni di lavoro nella fatidica Foxxon: la fabbrica dove nascono i prodotti non solo di Apple ma anche di altri big dell’hitech – Amazon compresa. Certo le accuse che arrivano adesso da Shenzen non sono naturalmente alla stessa altezza – o meglio bassezza. Ma rischiano ugualmente di creare grande imbarazzo ai signori della Mela.
La storia era emersa tempo fa in un’inchiesta del Financial Times. Apple sostiene di avere regolarmente acquistato la licenza per il nome dai cinesi nel 2006: ulteriore conferma che stesse pensando al tablet prima ancora dell’arrivo dell’iPhone. Gli americani hanno risposto citando legalmente i cinesi: ma in tribunale hanno perso. Sul ricorso ora quelli hanno alzato il prezzo: la Preview, che fa base a Hong Kong, negli ultimi tempi non se la passa benissimo e il miliardo e mezzo (e passa) degli eredi di Jobs sarebbero una manna per le loro casse esauste.
E adesso? Il giudice cinese potrebbe arrivare anche al punto di bloccare la vendita degli iPad in Cina, che è il mercato col più ampio margine di crescita al mondo. Sempre che i manager di Cupertino non decidano di arrendersi. In fondo che cosa sono un miliardo e 600 milioni di fronte ai 100 miliardi di dollari cash che l’azienda più grande del mondo possiede?

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