Il watch servirà a estendere le potenzialità del telefono, del quale ha bisogno per collegarsi alla rete. Evitando di tirarlo fuori dalla tasca perché ci mostrerà subito le notifiche di sms e social network. A consultare una mappa della zona. A far partire una telefonata usando i comandi vocali. Per le attività di fitness e “wellness”: misura passi, calorie consumate, battito cardiaco e altri parametri del genere.
Tutti aspetti non particolarmente diversi dai modelli presentati finora. E per questo l’amministratore delegato di Apple Tim Cook e gli altri manager saliti sul palco con lui, hanno sottolineato più volte l’importanza dell’interfaccia, a detta dell’azienda studiata appositamente per venire incontro all’uso ottimale di un display piccolissimo (1,5 o 1,65 pollici a seconda delle versioni). Dall’utilizzo “a tutto touch” a cui ci hanno abituato smartphone e tablet, si passa a un uso misto: oltre a toccare lo schermo, sul lato destro della cassa dell’orologio c’è una rotellina che serve a selezionare le varie opzioni attivate dal tocco. In maniera “smart”. Se si riceve un messaggio: “Preferisci mangiare al giapponese o all’indiano”, il Watch analizza il testo e propone due risposte: “Al giapponese” e “All’indiano” (opppure “nessuno dei due”), subito a portata di clic. A tutto questo, Apple per convincere il pubblico associa una serie di funzioni nuove, i cui limiti sono dettati solo dalla fantasia degli sviluppatori di app: già da subito l’orologio permetterà di aprire le porte delle camere di hotel (nella catena Starwoodd, per iniziare), di ritrovare l’auto se abbiamo dimenticato dove è parcheggiata, di controllare il termostato di casa. E poi di pagare i nostri acquisti nei negozi. Basterà avvicinare l’Apple Watch ai pos abilitati (già ora 220 mila negli Stati Uniti, con nomi quali McDonald’s, Bloomingdale, Macy’s, Disney, Starbucks, OpenTable per i ristoranti e altri) e dare un “ok” per fare quello che oggi si fa, in diversi passaggi, con la carta di credito.
Il nuovo iPhone è invece per Apple una garanzia. iPhone 6, come dalle anticipazioni che stavolta avevano azzeccato quasi tutto, arriva in due versioni. Entrambe decisamente più grandi degli smartphone Apple visti finora: iPhone 6 con schermo da 4,7 pollici, e il 6 Plus da 5,5 pollici. Il mercato chiede schermi grandi e Tim Cook lo ha assecondato, per non lasciare altro terreno ai rivali, Samsung in testa (che da poco ha lanciato il suo Galaxy Note 4 con display da 5,7 pollici). iPhone 6 era molto atteso anche perché il design si rinnova, abbandonando le linee squadrate adottate con l’iPhone 4 nel 2010. La scocca in metallo, nei tre colori già scelti per l’iPhone 5s (argento, grigio scuro, oro), si arrotonda ai bordi, riprendendo quanto visto sugli ultimi iPad. Più sottile (6,9 mm) e potente (processore A8 sviluppato da Apple), con una fotocamera migliorata ora dotata di stabilizzatore ottico, arriverà il 19 settembre in diversi Paesi. Ma non in Italia, dove è atteso “entro fine anno”, con prezzi da 729 a 1.059 euro (nota: sfondata per la prima volta “quota 1.000). Il Plus costerà 110 euro in più.
“Comincia un nuovo capitolo della storia Apple” ha detto Tim Cook, che con gli annunci di Cupertino esce definitivamente dall’ombra di Steve Jobs. E poi, lanciando l’esibizione live degli U2, ha “regalato” al pubblico di iTunes il nuovo album di Bono e soci. “Songs of Innocence” non costerà nulla fino al 13 ottobre.