La Corte Suprema della California ha dichiarato che Apple non viola la privacy dei suoi utenti richiedendo per l’acquisto su App Store non solo il numero di carta di credito, ma anche il numero di telefono. A riportare la notizia è Reuters, che scrive come Apple sia riuscita a schivare la causa legale messa in piedi da altri venditori di contenuti digitali online. Stando alla concorrenza era scorretto che Apple chiedesse sia l’indirizzo di casa che il numero di telefono per completare le transizioni tramite carta di credito (e quindi qualsiasi acquisto su App Store). Secondo l’accusa Apple avrebbe violato una legge della California legata alla privacy che vieta ai venditori di ottenere informazioni non necessarie alla vendita di contenuti. La Corte Suprema ha però decretato che questa legge non può essere applicata in uguale maniera per i negozi digitali. Se effettuando un acquisto in un negozio fisico il venditore non può chiedere il numero di telefono, lo stesso non è vero per un acquisto sulla rete. La Corte Suprema si era già espressa in merito a questioni legate alla privacy nel 2011, giudicando colpevole una catena di negozi che richiedeva il codice di avviamento postale agli acquirenti che utilizzavano una carta di credito.
Secondo i tre giudici della Corte che non sono stati d’accordo con la decisione, il caso ha rappresentato una vittoria per i rivenditori ma “una grande perdita per i consumatori, che nelle loro attività online si trovano davanti ad una sempre maggiore violazione della loro privacy”.
Apple ha passato un paio di anni molto caldi a causa della privacy. Prima lo scandalo locationgate (Cupertino era stata accusata di tracciare qualsiasi movimento dei suoi telefoni cellulari) e poi la questione di Path dello scorsa scorsa estate, che si è conclusa in questi giorni con una multa da 800 000 dollari per la software house che ha sviluppato l’app incriminata, spingendo Apple ad aumentare i controlli di sicurezza su iOS 6.
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