Editoria

L’appello della File: riforma presto ma attenzione ad alcuni errori

La presidente della File, Caterina Bagnardi, si schiera al fianco di Aci comunicazione per una riforma del settore in tempi brevi e avverte: “È vero che bisogna andare avanti in maniera spedita ma cerchiamo di tutelare il futuro”

La riforma dell’editoria è una questione di grande urgenza per tutto il comparto. Editori, distributori ed esercenti sono uniti ormai da tempo nelle loro richieste per il riordino di un settore tra i più colpiti dagli effetti della crisi. Per questo motivo l’Alleanza delle cooperative della comunicazione ha organizzato una conferenza al Senato in cui sono intervenuti sia esponenti del Senato – gli on. Roberto Cociancich (relatore in Commissione), Stefano Collina, Luciano Uras e Anna Maria Bernini – che i vertici della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, rappresentati dal presidente Beppe Giulietti. A coordinare i lavori è stato il senatore Vincenzo Vita.

Anche la Federazione Italiana dei Liberi Editori si è schierata sulla stessa linea di Aci comunicazione. A margine dell’incontro al Senato, infatti, la presidente della File, Caterina Bagnardi, ha voluto sottolineare la necessità di procedere verso la riforma del settore.

“È vero che bisogna andare avanti in maniera spedita”, ha evidenziato, “però noi vorremmo che la legge venisse studiata adeguatamente perché ci sono degli errori sostanziali. La Bagnardi fa riferimento in particolare alla questione, già evidenziata più volte anche attraverso le nostre pagine, del tetto del 50% per i contributi statali. L’attuale norma, così formulata, non prevede che il contributo non possa essere superiore al totale degli altri ricavi, ma al 50% degli stessi e questo potrebbe comportare gravi danni ai piccoli editori.

La presidente della File ha spiegato che ci hanno detto che se non si riuscisse a chiudere presto la nuova legge si rischia di perdere anche i fondi per il 2015. Va bene chiudere velocemente, cerchiamo però, quantomeno, di tutelare il futuro. La questione del tetto al 50%, così come viene affrontata nel testo della legge, porterebbe a percepire un 33% del contributo dello Stato. Tutto ciò determinerebbe una serie di difficoltà perché sulla base di alcune tabelle che abbiamo elaborato abbiamo visto come crescano i grandi giornali mentre a morire sono i piccoli, anche per via dei bassi ricavi di oggi”.

Per questo motivo la Bagnardi lancia un appello: Se il Governo vuole sostenere il pluralismo dell’informazione, deve sostenerlo attraverso strumenti idonei e deve diventare una priorità.
La presidente della File si ricollega alle recenti parole del ministro Boschi quando nel difendere la riforma costituzionale ha detto che “il sistema di garanzia nei confronti di un sistema unipolare, il vero contrappeso come sistema di garanzia nei confronti della Camera, sono il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, la magistratura e il pluralismo dell’informazione, che il Governo sostiene”.

Allora, conclude la Bagnardi, “noi chiediamo e speriamo che il pluralismo venga sostenuto attraverso degli strumenti idonei e che sia una priorità effettiva per il Governo, affinché pluralismo non diventi una parola retorica”.

E poi basta con le accuse di precariato e di non pagare i giornalisti, noi siamo editori di noi stessi, le firme in banca sono le nostre, e la tracciabilità dei pagamenti e l’obbligo di avere personale assunto a tempo indeterminato non consentono nessuna forma elusiva. I ritardi di alcuni stipendi sono solo legati ad un contributo che arriva dopo un anno e mezzo di lavoro e tutti dipendenti di una cooperativa lo sanno e sostengono la cooperativa con grandi sacrifici e grande solidarietà.
Cosa diversa sono le vertenze di lavoro che ci possono essere come in una qualunque azienda.
Sarebbe, invece necessario, proprio perché parliamo di soci lavoratori, avere un contratto nazionale diverso da quello in vigore nei giornali di editori/imprenditori convenzionali”.

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