Una volta il villano dell’universo digitale, quello che finiva nelle cause antitrust, era per antonomasia la Microsoft di Bill Gates. Ora le cose stanno cambiando, almeno a giudicare dalla decisione della Commissione europea di aprire un’inchiesta sulla Apple e su cinque grandi gruppi editoriali. Colpa presunta: aver costituito una specie di cartello, per condizionare al rialzo i prezzi degli e-books e far fuori la concorrenza. L’inchiesta è stata aperta dopo una serie di ispezioni a sorpresa, condotte nel mese di marzo. Oltre all’azienda fondata da Steve Jobs, sono coinvolti giganti dell’editoria come Hachette Livre, unità della francese Lagardere Publishing; Harper Collins, di proprietà della News Corp. di Rupert Murdoch; Simon & Schuster, che appartiene alla Cbs; Penguin, che fa parte del Pearson Group; e la tedesca Veriagsgruppe Georg von Holtzbrinck, casa madre della Macmillan.
Nei suoi documenti ufficiali Bruxelles avanza il sospetto che queste cinque case, «possibilmente con l’aiuto della Apple, hanno adottato pratiche anticompetitve riguardo la vendita degli e-books nell’area economica europea, in violazione delle norme antitrust della Ue. Anche l’Office of Fair Trading della Gran Bretagna stava facendo una indagine simile, che ora ha chiuso, passando gli elementi raccolti alla Commissione europea. In precedenza, poi, lo studio legale americano Hagens Berman aveva presentato una “class action”, una causa di gruppo, sostenendo questa accusa: «Apple credeva di dover neutralizzare Kindle di Amazon, quando era entrata nel mercato degli e-book con il suo lettore, l’iPad, e temeva che un giorno Kindle avrebbe potuto sfidare lo stesso iPad, distribuendo altri contenuti come la musica e i film».
Cosa viene rimproverato, in sostanza, alle aziende sotto inchiesta? Aver manovrato i prezzi dei libri digitali. Fino a poco tempo fa questo mercato era dominato da Amazon attraverso Kindle. L’azienda di Bezos comprava i libri all’ingrosso dagli editori, che suggerivano i prezzi al minuto. Amazon però restava libera di fare gli sconti che voleva. Questa pratica non piaceva molto agli editori, perché spesso faceva scendere i prezzi degli e-books parecchio sotto quelli stampati in carta. Quando nel 2010 Apple è entrata sul mercato, attraverso l’iPad e il suo iBookstore, le cose sono cambiate. La compagnia di Cupertino ha offerto alle case edi-trici un nuovo accordo basato sull’agency agreement. In sostanza gli editori potevano stabilire il prezzo dei loro libri al pubblico, e il distributore incassava una commissione del 30% su tutte le vendite. Questa intesa da una parte favoriva le case editrici, che potevano tenere alti i prezzi, e dall’altra ostacolava Amazon, che avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sconti o perdere una enorme fetta di mercato. Chi ci rimetteva di sicuro erano i clienti, che avrebbero finito per pagare di più i libri.
Il sospetto della Commissione è che Apple abbia coordinato la nuova politica con i cinque grandi editori indagati, per ottenere un doppio risultato: alzare i prezzi e fare fuori Amazon. Tutto questo danneggerebbe i consumatori e violerebbe le regole antitrust dell’Unione Europea. L’inchiesta naturalmente è stata appena aperta e per conoscerne le conclusioni bisognerà aspettare.