Il Nuovo Corriere ha rappresentato per anni un’autorevole voce per il pluralismo dell’informazione a Firenze ed in tutta la Toscana. Dall’aprile del 2012 il giornale non esce nelle edicole e i giornalisti sono senza lavoro. Di fatto sono in cassa integrazione per due anni e hanno un anno di disoccupazione. Molti sono riusciti a reinvetarsi gestendo piccoli uffici stampa, ora però dovrebbe iniziare accentuarsi la crisi per mancanza di sussidi. Ne parliamo con Michele Polacco, amministratore del Nuovo Corriere di Firenze e liquidatore di Editoriale 2000.
Cosa rappresentava il Nuovo Corriere per il territorio?
Prima di tutto una fonte autorevole di notizie locali. Fonte di democrazia e pluralismo perchè pur vendendo poche copie obbligava gli altri giornali a parlare del problema sollevato. Era una palestra per i giovani a diventare giornalisti. Oggi il capo di repubblica a Firenze Bertuccelli, è nato dall’esperienza dei giornali locali, La città, anni 80 e successivi. Molti giornalisti sportivi sono usciti dall’esperienza dei corrieri. Non dimentichiamo le sinergie che negli anni 80 abbiamo introdotto noi. Se ti ricordi venivano fatte le pagine nazionali a Roma che venivano poi teletrasmesse ai vari centri stampa aggiungendo le cronache locali. Tutto questo si è sviluppato con il sostegno dei contributi. Ma perchè oggi in Italia si danno solo 40-60 milioni di euro ed in Francia e Germania si parla di 5-7 miliardi di euro? Semplice perché prima Berlusconi e poi Renzi preferiscono parlare con 3 giornali in Italia invece di 80. Un bel segno di antidemocrazia.
Qual è il ruolo di un organo di informazione così legato al territorio?
Ruolo di parlare di problemi piccoli, dei ragazzi e dello sport minore. Ma il ruolo più importante è quello di stimolare il dibattito.
Come ha resistito e per quanti anni di fronte alla crisi del settore?
Semplice. Con i soldi di un imprenditore che era innamorato della comunicazione. Punto. E che ci ha provato. In altri tempi ha usato i giornali per la politica ma oggi non esiste più questo collegamento se non per le grandi strategie gestite dagli imprenditori con le grandi testate.
Quali sono le specificità in una città come Firenze tra cultura, commerci e cronaca (anche nera) per un giornale?
Il giornale locale cerca di promuovere i piccoli eventi, le abitudini, la storia di sagre e quartieri mettendo in risalto la gente comune.
Come ha affrontato la chiusura del giornale e di cosa ti occupi adesso?
Ho cercato di venderlo per le capacità di accedere ai contributi e perchè copriva una buona fetta della toscana. Non ci sono riuscito. Devo dire che anche gli edicolanti sono una categoria da rinnovare. Se ne fregano perché dai quotidiani non hanno mai guadagnato, senza capire che senza quotidiani le persone non vanno neanche più in edicola. Le edicole si vendevano a 2-3 cento mila euro oggi te le regalano e molte hanno chiuso. Poi il costo dei giornalisti è insopportabile e molto spesso non fanno il loro lavoro in modo serio. Daltronde finché non si farà una legge dove il giornalista viene pagato per quelle notizie che porta il settore entrerà sempre più in crisi. prendi i giornali e tolto qualche pezzo, gli articoli sono un copia incolla dalle agenzie. o no?
Non avete trovato nessuno che potesse aiutarvi?
E’ morta la politica sono morti i giornali. Abbiamo raccontato per mesi il bluff di Renzi riguardo al Genio Fiorentino, oggi il fiorentino ha capito ma il problema è che non ha capito l’italiano.
Cosa perde il territorio dalla scomparsa del Nuovo Corriere?
La possibilità di avere un altro punto di vista sulle cose. La possibilità di avere un dibattito e delle riflessioni sui fatti.
Che cosa resta del Nuovo Corriere?
Tanta amarezza. Si è fatta tanta fatica per reggere questi giornali, ma hanno voluto distruggere un settore. L’unica tipografia di Firenze, una cooperativa, è saltata, nel 2008 c’erano 9 testate(3 free press, Il giornale della Toscana, l’Unità, Il nostro Nuovo Corriere, ed una serie di settimanali locali) con la cronaca di Firenze oggi è rimasta La Nazione, La Repubblica, Il Corriere della Sera. E’ un colpo di stato dell’informazione.
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