L’informazione cartacea ha degli elementi di forza, l’approfondimento, la credibilità, la qualità. Ed è per questo che «vecchie testate continueranno ad avere un futuro». È il pensiero che Giulio Anselmi, presidente della Fieg, ha espresso oggi a Salerno in occasione della tavola rotonda dal tema ‘Le nuove sfide della filiera della carta’, organizzata per il cinquantunesimo anniversario di Arti Grafiche Boccia. Ed è anche per questo – continua Anselmi – che bisogna riflettere su tutto quello che il web ci offre, blog, il cosiddetto citizen journalism. Perché non sempre è espressione di credibilità e di qualità. Anselmi ha chiamato più volte in causa la qualità: «Problema che riguarda tanto gli editori che i giornalisti che non a sufficienza si sono posti il problema della qualità in questi anni».
«Quando tanto si parla dei media come un unico indifferenziato, quando tanto si parla del giornalismo come un mestiere declinante e ci si entusiasma per il citizen journalism come un mestiere diffuso che rappresenta una prova direttissima della crescita della democrazia – avverte – io inviterei a fare qualche riflessione». «Perché i giornali tradizionali e anche i siti dei giornali tradizionali, non per nobiltà d’animo ma per poter sopravvivere, poter aver una pubblicità che affluisce devono essere credibili – ha ribadito – mentre il blog di un singolo qualsiasi, un giornale che non ha una testata tradizionale, che debba rispondere penalmente e civilmente di quello che scrive e che non deve essere credibile perché non ha troppa importanza che accresca il numero dei lettori e la quantità degli inserti pubblicitari, può non esserlo».
«C’è un problema drammatico per l’informazione cartacea in tutto il mondo occidentale. Le copie vendute diminuiscono, i dati lo confermano». Ma, dice il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, «continuano ad aumentare i lettori». «Questo è un dato importante – sottolinea – e induce a pensare che per qualche tempo ancora stamperemo i giornali».
Non in tutto il mondo l’informazione cartacea è in grande sofferenza. In Brasile, piuttosto che non in India, sottolinea Anselmi, «i giornali vendono molto di più, sono una industria nella quale potreste con profitto investire». Ma non c’è dubbio che in Occidente e «in America i giornali hanno perduto circa un terzo delle copie mentre i loro siti, quelli dei giornali, hanno aumentato del 25-30% i loro frequentatori». Le copie, ricorda il presidente della Fieg e dell’ANSA, «che per tutto il dopoguerra sono state circa 6 milioni e ci piangevamo addosso per dire come fossimo in coda noi italiani seguiti solo dalla Grecia e dal Portogallo erano 4 milioni e mezzo due-tre anni fa e 4 milioni circa adesso».
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