L’editoria è “un settore in cui la congiuntura economica avversa si salda con la rapida trasformazione del mercato dei media, su uno sfondo caratterizzato dal permanere di criticità di natura strutturale mai risolte: un mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni; una tutela ampiamente insufficiente dei contenuti editoriali”. Lo ha dichiarato Giulio Anselmi, presidente Fieg, durante il suo discorso di apertura dei lavori WAN-IFRA Italia 2013, la XVI edizione della Conferenza internazionale per l’industria editoriale e della stampa italiana che si è tenuta in questi giorni a Bergamo, promossa da WAN-IFRA (Associazione mondiale degli editori), Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) e Asig (Associazione Stampatori Italiana Giornali), per rilanciare nuove interessanti prospettive di sviluppo nel settore.
Per Anselmi, secondo quanto riferito dalla news letter Media Duemila e poi rilanciato dall’agenzia Asca, i dati presentati in occasione del convegno (forniti dal Rapporto sull’industria italiana dei quotidiani, che viene realizzato annualmente dall’Asig e dall’Osservatorio tecnico “Carlo Lombardi” per i quotidiani e le agenzie di informazione), parlano chiaro.
“Questa ricerca, che ogni anno fornisce una fotografia dettagliata del settore sui dati della pubblicità e delle vendite, sull’andamento dei bilanci, sulla situazione occupazionale e retributiva dei lavoratori poligrafici, ed una anagrafe aggiornata del settore, ci dice che la recessione ha avuto un impatto molto pesante per le imprese editrici di quotidiani e periodici sommandosi ad una crisi strutturale dei media cartacei”.
In particolare, le conseguenze dell’andamento negativo della diffusione e del mercato pubblicitario gravano sui bilanci delle imprese editrici che nel 2012, ad esempio, hanno subito un calo dei ricavi del 9% per i quotidiani e del 9,5% per i periodici con il dimezzamento dell’utile di esercizio dei quotidiani, da 92,8 a 42,3 milioni di euro”. L’industria italiana dei quotidiani, si legge nel rapporto, è costituita da 155 testate, 116 società editrici, 87 concessionarie di pubblicità, 147 agenzie di informazione e 80 stabilimenti di produzione per un totale di ricavi, nel 2012 di 2,566 miliardi di euro con una contrazione comunque del 12% rispetto agli anni precedenti.
Le spiegazioni di tale andamento “vanno al di là della gradevolezza e del credito delle piattaforme per rimandarci – ha puntualizzato Anselmi – a un fenomeno che potremmo chiamare sovrinformazione”.
L’eccesso viene percepito come confuso e prevaricatore. “Il contenitore del rifiuto raccoglie eccessiva politicizzazione e tifoseria di testate e giornalisti, accalorarsi da talk show, grida e ingiurie contrabbandate per libertà d’informazione. In questo quadro – ha continuato il presidente Fieg – l’informazione sul web fa parte di un tutt’uno magmatico che prescinde in gran parte dalla qualità e dall’affidabilità”.
La carta stampata comunque rappresenta ancora oggi il 90% dei ricavi del settore editoriale e i nuovi modelli per il rilancio economico devono prevedere l’integrazione tra carta e web rivalutando le fonti tradizionali dell’informazione affinché si moltiplichino le possibilità di accesso alle notizie. Perché se anche la Rete genera nuove modalità di fruizione di contenuti e produce nuove forme di reddito, i ricavi registrati da Internet non compensano la contrazione dei ricavi dalle fonti tradizionali di fruizione con conseguenze sugli investimenti e sull’occupazione.
“Con questa consapevolezza occorre fare i conti, guardando al nuovo – ha concluso Anselmi – ma con un piede saldo nella carta stampata che è garanzia di autorevolezza e qualità dell’informazione offerta”.
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