Mentre i media rilanciano l’idea, più o meno seria, di alcuni membri di Anonymous di distruggere Facebook, il rapporto tra il collettivo di attivisti digitali e i social network resta sotto i riflettori. È recente, infatti, la notizia dell’imminente lancio di una rete sociale targata Anonymous. Che tuttavia, a sentire il suo stesso fondatore, l’editore di Presstorm media Jamie Corne, è già destinato al fallimento. Colpa degli approfittatori che in AnonPlus – questo il nome del social – hanno visto una opportunità per farsi un po’ di pubblicità e, soprattutto, dei soldi digitali facili.
Corne ha così abbandonato la sua stessa creatura e si è messa al lavoro, con un team di 15-20 persone in via di definizione, su un progetto che risponda all’esigenza di dare voce alle vittime della censura in tutto il mondo in modo sicuro e, se possibile, non a sua volta censurabile.
L’idea si chiama Synchster.me, e non vedrà la luce prima del gennaio 2012. Tuttavia le premesse sono affascinanti: una «rete per l’amplificazione della voce» (e non un social network, ha sottolineato Corne) distribuita, completamente personalizzabile, che integri al suo interno una piattaforma per rendere totalmente gratuita l’educazione accademica e permetta a chiunque voglia di dotarsi di un dominio confacente alle proprie necessità.
Un progetto di estrema attualità, visto che in tutto il mondo la libertà di espressione in Rete è sempre più minacciata. Non solo nei regimi, dove gli arresti proseguono nel silenzio dell’opinione pubblica. Ma anche in Paesi come l’Inghilterra, dove il premier David Cameron ha ventilato l’ipotesi di bloccare l’accesso proprio ai social media a seguito dei recenti scontri. (Lettera 43)
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