Che fine ha fatto la trattativa tra Eni e la famiglia Angelucci per l’acquisizione dell’agenzia di stampa Agi? Da giorni si susseguono le indiscrezioni per cui sarebbe sul punto di saltare definitivamente. I giornalisti dopo aver combattuto l’ipotesi di un passaggio di consegne sollevando un polverone che ha raggiunto persino l’Europa (che, disinformata come sempre ha fatto un po’ di confusione sul caso, ma questa è un’altra – anzi la solita – storia) adesso chiedono a Eni a che punto sia la vicenda. E chiedono che si faccia chiarezza: “Il Cdr dell’ Agi torna a chiedere al proprio editore – da 50 anni garanzia di pluralismo e indipendenza – di fare chiarezza sull’ipotesi di cessione dell’agenzia di stampa di cui si discute ormai da quasi un anno, e che ha rappresentato per mesi tema di dibattito per la stampa nazionale ed internazionale”. Questo l’incipit di un comunicato che risale ormai a poco meno di una settimana fa. “Per tutto il 2024 il corpo redazionale si è battuto con dignità e determinazione – con scioperi ed iniziative di mobilitazione – contro la prospettiva di vendita della testata al gruppo editoriale riconducibile al parlamentare Antonio Angelucci, ravvisando il rischio di una anomalia unica in Europa nell’ambito delle fonti di informazione primaria. La posizione ufficiale dell’editore è stata resa nota attraverso un comunicato stampa in cui si spiegava che era pervenuta una manifestazione di interesse non vincolante e non sollecitata, dopodiché non è stata fornita alla redazione alcuna altra informazione”. Ecco. A che punto siamo? La richiesta è netta: “I giornalisti dell’ Agi – che sin dall’inizio dell’intera vicenda hanno chiesto una procedura trasparente con relativa gara qualora l’editore intenda proseguire sulla strada della vendita – hanno il diritto di ricevere risposte sugli eventuali sviluppi della manifestazione di interesse e, soprattutto, sul loro futuro lavorativo: in assenza, il Cdr è pronto a nuove iniziative di mobilitazione. Il perdurare dell’incertezza sul futuro dell’agenzia, in aggiunta alle tante indiscrezioni che tutt’ora si rincorrono, rischia di ripercuotersi sul lavoro quotidiano, già messo a dura prova dall’assenza di una riorganizzazione, più volte sollecitata alla Direzione, a seguito del numero elevato di fuoriuscite di colleghi nell’ambito del piano di isopensione sottoscritto con l’azienda”.
Da quanto sarebbe emerso secondo diverse fonti e riportate dai media mainstream che seguono la vicenda, la trattativa sarebbe stata congelata. Non se ne parlerebbe più da diverse settimane. Gli ultimi contatti risalirebbero all’estate. Tuttavia, anche se dovesse essere tramontata l’ipotesi Angelucci, Eni con ogni probabilità potrebbe decidere di cedere la sua quota nell’agenzia di stampa. Ad aprile, infatti, il Ceo Claudio Descalzi aveva ribadito che quella che guida è “un’azienda energetica e non un editore”. Parole chiare.
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