ANCHE MEDIASET, SKY E TELECOM POSSONO AVERE UN PROPRIO QUOTIDIANO, MA SOLO ONLINE

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Un quotidiano elettronico non si nega a nessuno. Neanche a Mediaset, Rai, Sky e Telecom Italia. Potrebbe sembrare una novità. Ma tale non è. Si tratta, infatti, di una “possibilità” già in essere fin dal 31 marzo del 2011 e valida almeno per tutto il 2013.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di spiegare la genesi di tale provvedimento.
Tutto ha inizio nel 2004, con la legge n.122, la cosiddetta legge Gasparri, il testo che ha regolato, e ancora regola, il sistema radiotelevisivo e mediatico nazionale.
Uno degli obiettivi della norma era quello di evitare la creazione di monopoli dell’informazione. Accadde così che, su pressione del centrosinistra, fu instaurato il divieto, per i gruppi già in possesso di più di una rete nazionale, di acquistare o creare quotidiani cartacei. Tale impedimento è contemplato anche nel Testo unico della radiotelevisione, ovvero nel dlgs n.177 del 2005.
In effetti si tratta di una regola di buon senso, ma, secondo alcuni addetti ai lavori, facilmente aggirabile, per ovvi motivi. Ma bando alle critiche e rientriamo nel merito della vicenda.
Restando in ambito legislativo la norma che impediva la creazione e l’acquisto di quotidiani doveva rimanere valida fino al 31 dicembre del 2010. Poi, però, il governo guidato da Silvio Berlusconi decise di prorogarla di altri tre mesi: ovvero fino al 31 marzo del 2011. Chiara l’antifona: serviva tempo per ragionare meglio sul da farsi. E così l’allungamento della prescrizione fu inserita nella “solita” “milleproroghe” che di solito viene sfornata a fine anno.
Una novità era attesa, dunque, per il 2011. Nei primi mesi di quell’anno, tuttavia, intervennero l’Agcom e l’Antitrust. Le due Autorità fecero pressione per prolungare ancora il divieto di incroci tv-stampa. E così fu. L’articolo 3 della legge omnibus n. 34 del 31 marzo del 2011 (intitolato proprio «proroga del divieto di incroci tra settore della stampa e settore della televisione») servì anche ad allungare l’impedimento fino al 31 dicembre del 2012. Nel testo si legge, testualmente, che «il comma 12 dell’articolo 43 del Testo unico dei servizi radiotelevisivi (ovvero il dlgs n.177 del 2005) è sostituito dal seguente: i soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma che, sulla base dell’ultimo provvedimento di valutazione del valore economico del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic) adottato dall’Autorità [essendo una legge del 2011, tiene conto dei dati risalenti al 2010, ndr], hanno conseguito ricavi superiori all’8% di detto valore economico e soggetti di cui al comma 11 non possono, prima del 31 dicembre 2012, acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani, con l’eccezione delle imprese editrici di giornali quotidiani diffusi esclusivamente in modalità elettronica. Il divieto si applica anche alle imprese controllate, controllanti o collegate ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile».
In altre parole la legge non “conta” più le reti nazionali, ma fa riferimento al ricavi relativi al Sistema integrato (Sic). Di conseguenza la proibizione, già valida per Mediaset e Rai, di avere un giornale cartaceo veniva estesa, tramite una modifica del Testo unico sulla radiotv, anche a News Corporation (ovvero a Sky) e a Telecom Italia. Ovvero si decideva di negare l’acquisto e la costituzione di quotidiani stampati ai soggetti che nell’ambito del Sic (Sistema integrato delle comunicazioni) conseguissero ricavi superiori all’8% del totale. Quindi in questo “intervallo” sono ricadute, oltre a Fininvest (che ha il 16%) e alla Rai (che arriva al 13,2%), anche Sky (che tira a sé il 12,95 del totale delle risorse pubblicitarie totali).
Ma non solo. Quando si citano i «soggetti di cui al comma 11», ci si riferisce alle società che, anche attraverso controllate e collegate, conseguono ricavi superiori al 40% del totale relativo al quel settore. Tradotto in soldoni: anche Telecom Italia non può possedere giornali di carta.
Ma attenzione! Tutti questi potranno concedersi, “per consolazione” una testata digitale. O meglio,come dice la legge «diffusa esclusivamente in modalità elettronica».
Queste disposizioni dovevano intendersi valide fino al 31 dicembre del 2012. Ma sono state ulteriormente prorogate dalla norma n. 228 varata il 24 dicembre del 2012 (la cosiddetta legge di Stabilità per il 2013) anche per l’anno in corso.
Dunque i giganti del Sic e delle tlc non possono “estendersi” sulla carta. Ma, se lo vorranno, avranno la facoltà di farsi un quotidiano digitale tutto loro. E godranno di tale opzione per tutto il 2013. Lo faranno? O meglio: gli conviene?

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